Forestiero
E così adesso si è messo a lanciare
piccoli segnali intermittenti – una poesia,
una cover stonata, un frammento
dall’ennesimo romanzo della vita –
Un richiamo, come se all’improvviso
sentisse i passi del tempo
farsi più pesanti, decisi,
come se ci fosse tutto da sistemare,
e mille libri ancora da leggere, e i fiori
del male da far sparire in fretta,
e i piccoli inutili segreti
da seppellire.
Arriva e si appoggia sulla porta
con la solita faccia, appena un poco
più sgualcita, segnata da questi piccoli
e immensi timori. Di lasciare
troppe cose a mezz’aria,
di non sentire più l’eco
dei suoi stessi insensati discorsi.
Guarda dentro, sorride, ma lo sguardo
è rimasto appiccicato ad una notte
senza sonno né gloria. Chi glielo dice
che così spaventa i bambini?
Prova ancora
a gridare, ma niente. Non esce
che quella sciocca cantilena, “non piangete,
aspettate che il vento vi racconti
le storie dell’oceano, e non portatevi dietro
nulla di voi, nemmeno l’ombrello,
che la pioggia bisogna lasciarla correre
sul viso, mescolarla alle lacrime”
(mt)
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