Fatti di gente perbene
Quando
se ne va qualcuno, di solito si abbonda in elegìe, e tutti, davvero tutti, di
fronte all’ultimo viaggio vengono dipinti come “brave persone”.
Nel caso di Gigi Simoni, che se ne è andato oggi, a 81 anni, all’ospedale di Pisa, il concetto di “brava persona” è quasi riduttivo.
Nel caso di Gigi Simoni, che se ne è andato oggi, a 81 anni, all’ospedale di Pisa, il concetto di “brava persona” è quasi riduttivo.
Gigi
Simoni era nato a Crevalcore il 12 gennaio 1939.
E’ stato un uomo di calcio. Un buon giocatore di Serie A, poi un grande allenatore, più vincente di quanto non si ricordi.
Ma soprattutto, Gigi Simoni è stato una persona davvero unica. Umanamente, prima ancora che sportivamente.
Uno con cui ogni intervista si trasformava in una chiacchierata, uno che non ti negava mai un po’ del suo tempo, uno che alla fine ti diceva anche grazie, mentre il più delle volte avremmo dovuto ringraziarlo noi.
E’ stato un uomo di calcio. Un buon giocatore di Serie A, poi un grande allenatore, più vincente di quanto non si ricordi.
Ma soprattutto, Gigi Simoni è stato una persona davvero unica. Umanamente, prima ancora che sportivamente.
Uno con cui ogni intervista si trasformava in una chiacchierata, uno che non ti negava mai un po’ del suo tempo, uno che alla fine ti diceva anche grazie, mentre il più delle volte avremmo dovuto ringraziarlo noi.
Ha
affrontato la fatica più straziante per un padre, la morte di un figlio, con
dignità e riserbo. Offrendo anche in quel frangente una parola a chi, per
mestiere, doveva pur chiedergliela, mentre lui continuava a cercare una
risposta a qualcosa di inspiegabile.
La sua
carriera nel mondo del calcio è stata lunga e piena di momenti da incorniciare.
Da
giocatore ha indossato le maglie di Mantova, Napoli, Torino (con l’altro Gigi,
Meroni, entrambi voluti da Nereo Rocco nel 1964), e poi Juventus, Brescia e
Genoa. Col Napoli ha vinto la Coppa Italia nel '62.
Da
tecnico ha guidato diciassette club diversi in una carriera trentennale, con
l'amarezza di non essere riuscito a strappare alla Juve uno scudetto pieno di
polemiche (stagione 1997-98, quella del contatto in area tra Iuliano e Ronaldo
non sanzionato col rigore). Nel '98, però, Gigi conquistò la Coppa Uefa in
nerazzurro, e gli fu conferita la Panchina d'oro, miglior tecnico italiano
della stagione.
L'ascesa
della Cremonese nel calcio di alto livello in Serie A fu uno dei suoi
capolavori, e infatti a Cremona lo hanno eletto “allenatore del secolo”, in
occasione del centenario della società. Mentre il Genoa lo ha inserito nella
propria Hall of Fame.
E’ il
recordman di promozioni dalla Serie B alla A: ben 7 (più una dalla C alla B,
come direttore tecnico).
Un
lungo cammino, spesso vincente, affrontato senza mai alzare la voce, senza
polemiche. Soprattutto in quel ’98 avrebbe avuto ragione di farne, ma si è
sempre limitato a dire che quell’azione e quel fallo non sanzionato non era più
riuscito a rivederli per anni, cancellandoli dal video e dalla memoria.
Il 22
maggio di dieci anni fa l’Inter completò la cavalcata trionfale che le regalò
il Triplete. In un giorno di festa, se ne è andato un protagonista mite e
discreto della sua storia.
Un
signore, Gigi Simoni da Crevalcore.
Chi sogna un calcio migliore e pulito, dovrebbe avere un pensiero per lui.
Chi sogna un calcio migliore e pulito, dovrebbe avere un pensiero per lui.
E
Gigi, non ti rammaricare troppo per quello scudetto portato via. E’ alle
persone perbene che, ogni tanto, i prepotenti si divertono a togliere qualcosa.
Ma i prepotenti hanno già perso in partenza, se non altro quella dignità che tu
ti sei tenuto stretta fino all’ultimo.
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