Sentirsi Truman



Ormai è uno show. Un Grande Fratello globale. Cantanti impegnati che indicano la via, cantanti disimpegnati che ci strimpellano sopra. Gente che si incazza e dà la colpa al mondo per il proprio fallimento, non avendo spessore né carattere. Tutti contro tutti, e più nessuna voglia di ascoltare, di dialogare.
“La misura è colma”, sì. Ma “la misura è colma” è anche una giustificazione alla nostra incapacità di essere vivi, veri, alla nostra vanità.
Potremmo cambiare davvero le cose, se solo uscissimo tra la gente e non affidassimo le nostre invettive alla tastiera di un computer, a facebook o a 140 stupidi caratteri di twitter, restando comodi di là dallo schermo.
Potremmo cambiare prima dentro noi stessi, poi tutti insieme. Migliaia di mondi che si incontrano e fanno un mondo.
Ma ormai siamo soli anche dentro noi stessi. E cerchiamo qualcuno che pensi anche per noi. Con la sua testa, purché ci risparmi il problema o faccia finta che il suo pensiero sia anche il nostro.


Non ho bisogno di un guru, di una guida, di uno che parli a nome di tutti. Non ho bisogno di maestri del pensiero che vivono lontani dalla realtà. Ho bisogno di me. Di trovare lucidità. Di pensare con la mia testa, di sbagliare con le mie mani. Ho bisogno di sentirmi vivo, di restarci sempre.

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