A lezione da Niyongabo


Una sera a presentare e intervistare Venuste Niyongabo al Collegio Universitario Torleone, in via Sant'Isaia. Il bello, con un grande della vita come Venus, è che sa sempre sorprenderti. Quante volte ci siamo trovati, insieme, a raccontare la fantastica avventura della sua esistenza. Le sue gesta di campione, la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Atlanta, il rapporto con il suo paese natale, il Burundi, la scelta di venire in Europa, in Italia, prima a Siena e infine a Bologna, per crescere, confrontarsi, capire. Lo abbiamo fatto davanti a scolaresche assorte, a giovani atleti, presentando un mio libro nel quale ho voluto raccontare, tra altre, anche la sua storia, o semplicemente tra comuni amici. Questa volta doveva passare il messaggio positivo: volontà, sacrificio, passione per quello che si fa sono ingredienti che aiutano a raggiungere l'obiettivo. Senza scorciatoie. Venuste ha lasciato il segno, come sempre, usando parole semplici, dirette. Colpendo il cuore e il cervello.


Durante le domande finali, per dire. Uno studente straniero chiede: "La tua è una bellissima storia, ma come posso io, che vengo da El Salvador, che non sono un campione, fare qualcosa che mi renda utile al mio paese?"

"Finché sei qui apprendi, fai tesoro, sii curioso di tutto. Un giorno tornerai a casa tua, ti troverai con gli amici e avrai un'esperienza in più da raccontare loro. Avrai portato indietro ricchezza. Quando sono tornato a Vugizo, il paese dove sono nato in Burundi, dopo qualche tempo che ero in Italia, ho insegnato a mia madre a fare gli gnocchi. Il mio è un villaggio di campagna, le patate abbondano ma per noi cucinarle significa farle bollire nell'acqua, niente di più. A mamma ho insegnato una piccola cosa, però nuova. Non importa che ora sappia cucinarli egregiamente. Però sa fare una cosa in più rispetto a prima. E' un esempio banale, ma può darti l'idea di quanto sia importante aprirsi al mondo, viaggiare, conoscere le culture degli altri. Questo è il regalo che puoi portare a casa tua. Tornarci essendo un uomo un po' più ricco dentro".


Parole che mi fanno capire molte cose. Soprattutto, perché un ragazzo nato in un posto sperduto dell'Africa, a 1400 metri d'altezza, sia arrivato in cima a quel podio olimpico, nel '96. E perché anche oggi che lo sport per lui non è più agonismo, non si sia ancora fermato. E abbia trovato sempre nuovi traguardi da raggiungere, nella vita.


(la foto di Venuste è del mio amico Paolo Genovesi, fotografo straordinario)

Commenti

Anonimo ha detto…
Ah, Venuste.
Ce ne fossero di più, in giro, di persone come lui.
La semplicità e la trasparenza fatta uomo. E pensare che una medaglia d'oro olimpica, uno che è salito sui palcoscenici mondiali dell'atletica, quando ci vediamo mi racconta ancora di una Strabologna corsa assieme.
Questo è Venuste Niyongabo.
Bartolino
marco tarozzi ha detto…
Venus è questo, Andrea. Uno che ti racconta con emozione la prima corsa fatta insieme ai suoi figli, uno che si fa in quattro per correre con te, se appena capisce che hai voglia di provarci. Quando presentammo il libro all'Ambasciatori, un ragazzo gli chiese la dedica. Lui rispose, di getto: "Tra qualche anno spero di essere io a chiederla a te..." Serve altro?

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