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Verso dove

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  A salvarmi dal dolore. A salvarmi dalle voragini. A salvarmi dal niente intorno. A salvarmi dalle diagnosi. A salvarmi dalle recidive. A salvarmi dai luminari e dalle loro parcelle. A salvarmi dalla fottuta paura. A salvarmi dalla guerra. A salvarmi dagli opinionisti. A salvarmi dalle immagini della tv. A salvarmi da chi non ha rimorsi. A salvarmi da chi dimentica. A salvarmi dalla gente brutta. A salvarmi da quella appena appena accettabile. A salvarmi da chi finge di sorprendersi. A salvarmi da chi finge di spaventarsi. A salvarmi da chi affonda il coltello. A salvarmi da chi lo fa a tradimento. A salvarmi dagli psicolabili. A salvarmi dagli irrisolti. A salvarmi dal tempo buttato via. A salvarmi da ogni tipo di anestetico. A salvarmi da chi legge poeti improponibili. A salvarmi da chi li frequenta. A salvarmi da chi scrive undici poesie al giorno. A salvarmi da chi misura la poesia in likes. A salvarmi dalla brutta musica. A salvarmi soprattutto dalla mia. A salvarmi dal pross...

Ubriacatevi

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  Bisogna essere sempre ubriachi. Tutto sta in questo: è l’unico problema. Per non sentire l’orribile fardello del tempo. Del tempo che vi spezza la schiena vi inclina verso la terra, dovete ubriacarvi senza tregua. Ma di che? Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro. Ma ubriacatevi. E se qualche volta sui gradini di un palazzo, sull’erba verde del fossato, nella mesta solitudine della vostra camera, vi risvegliate con l’ubriachezza diminuita o scomparsa, domandate al vento all’onda alla stella all’uccello all’orologio a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che ruota, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, domandate che ora è Il vento, l’onda, la stella, l’uccello, l’orologio vi risponderanno “Ora di ubriacarsi!" Per non essere gli schiavi martirizzati del tempo ubriacatevi. Ubriacatevi senza smettere! Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro. (Charles Baudelaire)

Anno nuovo

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  Un poeta vive sotto i ponti vive sotto le bombe vive a stento e di stenti e viaggia ogni giorno e quasi ogni notte e lo fa a piedi se proprio non ha in tasca biglietti per il flixbus, né soldi per comprarli e quando i piedi si gonfiano si ferma su un prato e viaggia aprendo la scatola dei sogni ed è così che impara le vite degli altri, divorando chilometri. Un poeta ha la sua isola del cuore il suo lampione preferito i suoi benedetti angoli di noia e alza la voce quando vede un barcone che naufraga un bambino che trema di freddo nell’inferno della guerra un vecchio che ha dimenticato il nome dei figli E alza la voce anche quando quella voce è sussurro tra mille sguardi che sfiorano senza fermarsi Ma poi a volte succede quello che ci piace chiamare magìa - un’anima che frena, accosta e allora nasce un poeta da un vecchio poeta, e il mondo è appena appena meno povero - E forse è tutto qui il senso di questo trascinare la vita di questo fret...

Natale e poi

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  Mi arrivano messaggi su messaggi e foto di famiglie sorridenti e dicono okay, lo sappiamo che anno di merda abbiamo passato ma tutto sarà migliore, e usano quella parola, “resilienza”, che vorrei tapparmi in casa ogni volta che la sento, ma mi insegue, mi raggiungerebbe anche nel caveau della banca centrale. E sono tutti felici e contenti azzannano panettoni, sputano canditi attenti a non farsi notare, hanno vite monotone e ne parlano per ore e ore e ore con orgoglio e si arrampicano su mille specchi per dimostrare tutto quel senso di vuoto, mentre a me basterebbe qualche frase, un sorriso, basterebbero gesti semplici, un silenzio da riempire, un porto nascosto, il mare sempre a portata di sguardo, per regalarmi la festa che va più in là miglia e miglia più in là di qualunque Natale.

Le ragioni di Jack

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  E sì, aveva mille ragioni il vecchio Ti Jean, barcollando e gridando che tutto è vanità, che il dolore che prende ossa cuore cervello ben oltre il giro di boa della vita è più vasto di ogni speranza, ogni scelta politica, ogni sogno di cambiamento -e poi anche Allen aveva capito ma troppo tardi, troppo distante, più nulla da fare- Aveva ragione come sempre il santo bevitore soffocato dal fumo e da strani compagni di sbronze, dozzinali anime di periferia, sparando cazzate e palle da biliardo in quel bar puzzolente, in quel posto in culo al mondo, a meno di un miglio di cammino da spiagge bianche sull'oceano che non brillavano più, perso nel buio della notte nel vuoto paradosso di una San Pietroburgo americana È così, sacrificando tutte le parole, tutta quell'arte, amando la vita gettandola via, che il vecchio Ti Jean ha fissato l'ultima vera verità. Che tutto corre troppo in fretta, allora ogni volta, proprio sull'uscio di casa, con...

Inutilmente

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Che non c’è tempo che cancelli un male senza ragione un male dato di fretta un male sporco Che non c’è volto capace di nascondersi anche se ha gettato il pugnale nel buco più profondo nel cuore della notte nel fango del suo vivere Che non c’è tempo che cancelli i gesti perfidi le labbra sottili che non hanno parole da condividere gli occhi che fingono le mani che rubano Che non c’è vita in certe anime morte anche quando credono di essere uscite indenni dallo scampato pericolo di mostrarsi sincere di avere ancora occasioni da spendere  

B'Day

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  Dice il motivatore che essere felice non significa che tutto intorno è perfetto, che semplicemente hai deciso di non soffermarti sulle imperfezioni. Ora, si sa come la penso sui motivatori in genere, ma in fondo anche io ho speso la vita a scrivere e insomma, ci sono tanti modi per sbarcare il lunario. Ma questo, accidenti, devo dire che quasi mi trova d’accordo. Quell’atteggiamento, voglio dire, personalmente mi terrorizza, preferirei vedere una scintilla di onestà in certi occhi sfuggenti. Ma riconosco che aiuta a sopravvivere alla meno peggio. Prendi te, per esempio. Cosa c’è mai da festeggiare, oggi? Il tempo che passa, che ti invecchia, ti rende più goffa nell’incedere, più falsa che mai nei sorrisi. Galleggi nella tua banalità, però convinta di avere dentro qualcosa, un talento forse, quanto meno un’anima speciale. Insomma, spegni altre candele della festa su tutto questo mentire agli altri, a te stessa. Farà forse bene anestetizzare i sentimenti, spegnersi con l...

Solitudine beata

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  Un poeta è un cieco ottimista. Il mondo è contro di lui per molte ragioni. Ma il poeta persiste. Lui crede di essere sulla strada giusta, non importa cosa dicono i suoi simili. Nella sua eterna ricerca della verità, il poeta è solo. Cerca di essere senza tempo in una società costruita sul tempo. Jack Kerouac

Nottetempo

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  Così stanotte sei tornato all’improvviso, senza bisogno di festeggiare anniversari, senza preavviso. Sono giorni di sogni continui, da qualche parte ho letto che significa sonno spezzato, tedioso, incattivito. Ma chissà. So solo che ero felice di vederti, e anche tu avevi quel tipo di sorriso, sai quando si dice “l’ho visto proprio contento”. Allora quell’abbraccio ci è venuto naturale, stretto che sembrava vero. Oh, ma dimmi:   quante volte ci eravamo abbracciati così, né padre né figlio, ben altro che amici, semplicemente un unico leggerissimo sentire? Poi le solite cose: quanto tempo, come te la passi, vedi di non sparire così a lungo. E quella domanda: che fai della tua vita? Provo a tenerla accesa, ti ho risposto. Banale, ma mi hai preso in contropiede, stavolta. Poi all’improvviso sei sparito, ma niente luci celesti, solo gente nuova e sconosciuta tutto intorno. I soliti bene informati mi dicono che fa parte del gioco, che non esist...

Ricorrenze

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  Ci fa paura quella parola, ci costa fatica pronunciarla, prendiamo sempre altre strade e anneghiamo il dolore in un bicchiere, in un sogno improvviso. I miei morti sono morti, nemmeno da ieri, e non riesco a immaginarli in qualche cielo, su qualche isola felice mentre osservano rassegnati questo mondo incattivito. I miei morti sono qui, nelle cose che faccio, nelle parole che spendo, nelle persone che incontro e in come le affronto. I miei morti sono io, gli ideali in cui credo, i sorrisi che spendo, le rabbie e le sconfitte. Sono la mia terra e il mio mare, sono l’isola lontana dove vorrei addormentarmi, sono le onde che mi tengono sveglio col loro canto sommesso. I miei morti sono il futuro, le cazzate e i colpi di genio, se arrivano, sono le certezze e i timori, sono quello che mi hanno insegnato. Restano con me, semplicemente, non un giorno dell’anno, non un anno nel tempo. Sempre. I miei morti sono vivi. (mt)

Tutto compreso

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E poi confesso che mi piace tirarmi su molto presto di mattina, indossare questa maschera da beatnik che sopravvive al tempo. Praticare gentilezza, rimpiangere di tanto in tanto certi giri a vuoto ma tutto sommato galleggiare, azzerare ogni forma d’invidia, piantare bandierine su progetti eternamente incompiuti, collezionare foto di cadute e rinascite, appuntamenti mancati col destino. Ma sì confesso che mi piace che la cassiera del market continui a darmi del tu, o la faccia sorpresa del vicino quando gli dico che nei suoi magici irrisolti anni Ottanta ero già militeassolto. È che alla fine sono i dettagli a interrompere la magìa. Un ginocchio che cigola, un passo a vuoto, quel cazzo di gradino calcolato male, l’incertezza di un risveglio. Allora maledico questo tempo e la sua fottutissima fretta Mi domando dove mai dovrà correre dove vuole arrivare e se davvero ha intenzione di arrivarci senza me. Faccio la solita conta di oggetti e capelli smarriti, ...

Cromatismi

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  Eri vestita di giallo. Strano, per te. Ma il passo era quello di sempre. Veloce, scomposto, ciondolante, come fosse schiacciato da pensieri, ma escluderei rimorsi. Tutto sommato l’andamento di chi va dritto per la sua strada e se ne frega se tutte quelle sicurezze tolgono ossigeno, che poi ci pensi col mestiere a ridarlo e dosarlo. Dietro compenso. Eri vestita di giallo e ho pensato che a volte i sogni hanno cromatismi troppo volgari. Gran fortuna svegliarsi finché si può.

Invasori

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  Io dico non voglio guardarli e cambio canale. E invece bisognerebbe star lì con occhi vigili. Perché è nell'ignoranza che si sono fatti grandi e forti. Perché stanno arrivando. Perché sono già qui. E siamo noi che li abbiamo fatti entrare. Voltandoci. Guardando altrove mentre entravano in giardino mentre calpestavano il prato mentre ridevano di noi. (mt)

Mario

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  Stanotte ho sognato Mario. Il vicino della casa dove sono cresciuto, lì davanti al grattacielo, che poi era alto una cosa giusta ma a quei tempi sembrava racchiudere tutto il futuro. Ho sognato Mario sulle scale con la sua canottiera, e non era mai successo, e saranno vent'anni che ha piegato il fazzoletto. Un sogno così strano che appena svegliato mi sono detto ora lo racconto a qualcuno. Ma ho pensato che non c'è più nessuno di quelli che lo conoscevano. Mio padre, mia madre, andati sulla strada che non ha risposte, almeno non per me. Figurarsi mio nonno, l'unico che era proprio suo amico e si chiamava come lui, Mario. Ma ho pensato che ci dibattiamo nella vita, ci affacciamo a ogni finestra, sorridiamo confidenti in favore di obiettivo, ma poi in qualche giro di anni non ci sarà più nessuno a ricordarsi di noi. Continueranno a correre, a sgomitare per emergere senza voltarsi indietro e a noi non resterà nemmeno quel tramonto su...