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Visualizzazione dei post da luglio, 2025

Novantacinque

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  Ma poi dicevi sempre che in realtà non eri così sicura che fosse stato il 29 luglio. Che forse avevano tardato a registrare la nascita, e ti rimaneva il sospsetto di essere venuta al mondo il giorno prima. Però alla fine gli auguri ti arrivavano sempre in questa data. L’abbiamo fatta nostra. Gli auguri, certo. Quanto a feste, poca roba. Non ti piaceva far festa. Soprattutto negli ultimi anni. Quando anche uscire di casa ti metteva a disagio, ti soffocava. Così, passavi il tempo su quella sedia in cucina, la tv ronzante e inascoltata, il divano in sala ancora avvolto nel cellophane da vent’anni, rigorosamente inutilizzabile. Non è stato facile, lo so. Salire quei quattro muri a mani nude, sentire il vento, uscire fuori. Non ci sei riuscita. Allora ci ho provato io. Non per ribellione. Per non sprecare il Dono. Tu l’avevi avuto, il Dono, e l’avevi sprecato per consuetudine e non per scelta. Non dimentico la fatica di essere sola, di essere madre, di stare fuori posto in que...

Commiato

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  (da un figlio venuto su strano) Prima ti hanno tolto l’orologio. Ma ormai non ti importava del tempo. Poi ti hanno spento il cellulare. Non dovevi più chiamare nessuno. Poi hanno abbassato le tapparelle. Dicevano che entrava troppa luce, che era giugno, era troppo caldo, ma chissà forse avevi ancora voglia di immaginare il sole fuori. Era tutto lì, dentro al cassetto. Pensavo che poco alla volta ti avrei rimesso l’orologio ti avrei riacceso il cellulare ti avrei riportato al mare. Non avevo fatto i calcoli con la stanchezza: Che ormai avevi visto tutto e niente avrebbe più avuto lo stesso profumo lo stesso sapore i colori che volevi. Ricordo che ho pensato è così che ci si spegne, cazzo. In silenzio, con le giornate che si allungano e non capisci più che ora è e nessuno ti fa una chiamata e tutto diventa interminabile. E ricordo che ho capito che andarsene è una faccenda semplice e complicata. O forse non l’ho capito in quei momenti ma mi tor...

Qualcosa resta

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Dopo tanti bombardamenti a tappeto rimase intatto soltanto un muro della grande chiesa con l’alta finestra; intatta anche la bella vetrata con colori viola, arancioni, azzurri, rossi e immagini di fiori, uccelli e santi. Perciò confido ancora nella poesia. Ghiannis Ritsos Nella foto: casa natale di Ghiannis Ritsos a Monemvasìa, 2025