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Visualizzazione dei post da febbraio, 2025

Delle tue brame

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  E alla fine, guardati. Ti commuovi ascoltando canzoni scritte male da altri, ti affascina un poeta da social che ruba frasi ad effetto dagli involucri dei cioccolatini e si nasconde dietro a un soprannome che qualcuno ha portato addosso molto meglio di lui. Ma basta che ti dica che sei unica e speciale, che spacci per sensibilità tutti i tuoi fallimenti. Ma sì, continua a guardarti. Che cancelli senza rimorsi e non   conosci più gesti civili come un saluto, un sorriso. Che sei madre senza merito e ancora non hai imparato il mestiere, e consegni pacchi come figlie, figlie come pacchi, abbagliata dalla luce gelida di un cellulare. Ecco lo specchio, guardati. Prima o poi doveva succedere di incrociarne uno, che ti sbattesse in faccia tutta quella arrogante inadeguatezza.

Ciao, runner

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  Un bel paradosso. Ci sarebbe da festeggiare il mezzo secolo di corsa. Era il 1975, mi attaccai il numero per gioco alla gara su strada del “Grattacielo”, a due passi da casa mia. Riuscii a correre tredici chilometri, senza nemmeno un metro di passo, e la cosa mi sorprese. Fu la scintilla. Da lì, sono venuti gli anni migliori: cinque anni dopo, quella gara la vincevo e il premio era una “crosta” spacciata per quadro d’autore, ma l’orgoglio era poter uscire finalmente di casa senza essere considerato “quel pazzo che corre tutti i giorni”. Erano altri tempi, “fitness” e “wellness” erano parole piuttosto sconosciute. C’è stato il tempo dei primati personali, il “muro dei quindici” nei 5000 metri, le trasferte per capire un po’ della vita fuori. E poi le altre ipotesi di me: il triathleta, l’amatore evoluto, quello semplicemente soddisfatto di correre per sentirsi libero, senza più cronometri, cardiofrequenzimetri, tabelle e schede. Adesso finisce tutto. In un anno, i nodi sono ...

Demoni

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  Mettili tutti in fila. Sfidali. Falli ballare. Falli ridere. Offrigli qualcosa di forte da condividere. Fatteli amici per quanto possibile. Aspettali. Prova a comprenderli, in fondo recitano una parte, proprio come te. Pensa alla fatica, tirarsi su ogni notte per riempire di contenuti i tuoi incubi. Scacciali. Dimenticali. Schiodali dal muro Prendili a calci. E poi aspettali, tanto dovresti saperlo che il loro mestiere è ritornare. Allora sii accogliente, lasciati travolgere, tanto lo sai che vinceranno loro, che hanno già vinto. Devi solo decidere quando fermare il gioco. Puoi tirarla lunga, un po' come adesso. Puoi riportarti a casa il pallone. Solito risultato. Ma in fondo che ti frega? Resti sempre un adorabile perdente. (mt)