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Visualizzazione dei post da gennaio, 2025

Remake

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  Credimi a volte ripenso al tuo vivere di fretta a quell’avvinghiarsi a storie che non sono le tue. Come una farfalla cieca che sbatte le ali rinchiusa in una scatola di latta e persino il rumore è una pena. Uno ti ha fatto sentire meno sola e straniera in quel buco di periferia a due passi dal ponte. Uno ti ha dato certezza di ciò che non sei, ricchezze che forse non meriti, figli da trasportare per la città, pacchi da consegnare in fretta a una scuola, a un’altra casa, a un’idea di amore. Uno ti ha liberata dalle catene della mente prima che decidessi di trovarne di nuove. E amavi tanto quel sogno che l’hai buttato senza dolore. Uno chissà, ti ha ascoltata ti ascolta e un giorno si stancherà di ascoltare. Come dice chi è saggio, sai, il tempo rimette sempre le cose a posto. Credimi a volte ripenso che non hai fatto gran che per essere te, per non essere la sceneggiatura banale di un film visto mille volte e forse meglio di così.

Terreno sdrucciolevole

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  Ma non mi riuscirà più una corsa così perfetta e allora, che senso ha invischiarsi nei ricordi? Le foto a colori sono una ogni cinque in bianconero, e questo dovrebbe pur dire qualcosa. Il futuro è passi trascinati, un bastone possibilmente figo - il dandy si crede trendy ma è poi solo più vecchio - un motore che tossisce, un percorso facilitato e la monotonia dei diecimila passi quotidiani che tolgono il medico di torno quasi più delle mele. Non ho tempo di voltarmi, di contare i caduti, di perdere storia e radici. Mi stanca stare in piedi a sentire omelìe e quando sarà voglio il ritmo di zio Marvin, un po’ di eleganza, magari le parole di Nino e il cuore di Ti Jean e niente applausi, che non sarà una fottuta festa, credete che non mi roderà il culo? Piuttosto allontanatevi in silenzio, date un paio di tirate di sigaro, fermatevi alla prima osteria -se ancora ce ne saranno - respirate profondamente e quando arrivate a casa date una carezza ...

Quanto ai poeti

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  Quanto ai poeti, i poeti della Terra che scrivono poesie brevi, non hanno bisogno dell'aiuto dell'uomo. I poeti dell'Aria mettono in scena le bufere più veloci e a volte ciondolano nei vortici. Poesia dopo poesia, arrotolandosi nella loro stessa forza. A meno cinquanta gradi il carburante non scorre e il propano rimane all'interno del serbatoio. I poeti del Fuoco si incendiano allo zero assoluto, amore fossile che torna a scaturire. Il primo poeta dell'Acqua è rimasto sommerso per sei anni. Coperto di alghe. La vita nella sua poesia ha lasciato milioni di impronte minuscole e diverse, tracce incrociate nel fango. Con il Sole e la Luna nel suo grembo, il poeta dello Spazio dorme. Il cielo non ha fine ma le sue poesie, volano oltre il limite come oche selvatiche. Un poeta della Mente resta a casa. La casa è vuota e non ha muri. La poesia si vede da ogni parte in qualunque posto, immediatamente. Gary Snyder “Turtle Island”, 1974

Verso dove

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  A salvarmi dal dolore. A salvarmi dalle voragini. A salvarmi dal niente intorno. A salvarmi dalle diagnosi. A salvarmi dalle recidive. A salvarmi dai luminari e dalle loro parcelle. A salvarmi dalla fottuta paura. A salvarmi dalla guerra. A salvarmi dagli opinionisti. A salvarmi dalle immagini della tv. A salvarmi da chi non ha rimorsi. A salvarmi da chi dimentica. A salvarmi dalla gente brutta. A salvarmi da quella appena appena accettabile. A salvarmi da chi finge di sorprendersi. A salvarmi da chi finge di spaventarsi. A salvarmi da chi affonda il coltello. A salvarmi da chi lo fa a tradimento. A salvarmi dagli psicolabili. A salvarmi dagli irrisolti. A salvarmi dal tempo buttato via. A salvarmi da ogni tipo di anestetico. A salvarmi da chi legge poeti improponibili. A salvarmi da chi li frequenta. A salvarmi da chi scrive undici poesie al giorno. A salvarmi da chi misura la poesia in likes. A salvarmi dalla brutta musica. A salvarmi soprattutto dalla mia. A salvarmi dal pross...

Ubriacatevi

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  Bisogna essere sempre ubriachi. Tutto sta in questo: è l’unico problema. Per non sentire l’orribile fardello del tempo. Del tempo che vi spezza la schiena vi inclina verso la terra, dovete ubriacarvi senza tregua. Ma di che? Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro. Ma ubriacatevi. E se qualche volta sui gradini di un palazzo, sull’erba verde del fossato, nella mesta solitudine della vostra camera, vi risvegliate con l’ubriachezza diminuita o scomparsa, domandate al vento all’onda alla stella all’uccello all’orologio a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che ruota, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, domandate che ora è Il vento, l’onda, la stella, l’uccello, l’orologio vi risponderanno “Ora di ubriacarsi!" Per non essere gli schiavi martirizzati del tempo ubriacatevi. Ubriacatevi senza smettere! Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro. (Charles Baudelaire)