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Visualizzazione dei post da agosto, 2024

Abitudini

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  Non serve abbassare lo sguardo, evitare di cadere negli occhi di chi sa quel che vali, fingere di avere qualcosa di urgente da fare. O forse sì, in qualche modo. Aiuta a nascondere quello che sei, il niente che hai costruito, il fango in cui ti dibatti. Aiuta a darsi una ripulita lasciando poche tracce dello sporco dell’anima. Ecco, è così che si riparte per il prossimo inganno. (mt)   (foto di Paolo Domesi)

Oh Pà!

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  Io ci vengo sempre, qui. Anche adesso che so che non arriverai, ma in qualche modo arrivi sempre. Sorrido pensando a certi piccoli dettagli, ai numeri che scorrono e ricorrono: che oggi sarebbero novantatré, che te ne sei andato da sedici, che ormai anche io sono arrivato a sessantaquattro. Qualche giorno fa intervistavo uno della mia generazione, che ha passato una vita sui campi di pallone e scherzando mi ha detto “anche tu come me: stiamo giocando il girone di ritorno”. Ho pensato che in fondo la vita si può raccontare con immagini semplici. Che vale la pena giocarsela fino in fondo, provando a fare classifica. Non è cambiato granché, nel nostro posto magico. Si respira ancora solidarietà, in fondo ci si sente su un’isola perché fuori sentirsi “sociali”, coinvolti, anche solo compassionevoli è diventato un lusso. Ormai il presepe resta tutto l’anno, smontarlo e rimontarlo ogni volta sarebbe una fatica inutile, tanto le solite fonti ben informate ci dicono che arriverà un altr

Mutamenti

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  Allora procedi. Riprendi in mano qualche classico, non importa se ha fatto il suo tempo. Riascolta Chet e le sue imperfezioni. Cammina di sera, meglio ancora se sconfina nella notte. Non cercare il controllo delle parole, insomma se ti va dì pure qualcosa di nuovo, di tanto in tanto. A costo di vergognartene, poi. Azzera gli impegni. Respira profondamente, ma senza andare in iperventilazione, se possibile. Siedi sulla riva del fiume anche se il fiume non c’è, fai di tutto per restare il ragazzo che sognava troppo, il poco di buono che tutti conoscono, il compagno inaffidabile ma generoso, scontroso ma gentile, bravo ma basta. Aspetta bene o male il karma maledicendo il ritardo, specchiati nei fallimenti e se proprio non puoi evitarlo concediti sprazzi di invidia, ma dosali e mescolali a quella strana e indecifrabile autostima. Fingi di volare alto, e intanto infangati strisciando, sii sempre altro da quello di ieri. Diventa grande se ti va, ma se

Ad alta voce

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Quarant’anni che cerchiamo in ogni pietra, in ogni crepa, nelle linee sui muri, nelle macchie sui vetri. Nelle ombre che prima erano corpi, nei silenzi che prima erano vita. Quarant’anni che cerchiamo perché in ogni maledetto buco può rintanarsi una risposta, e le risposte non chiudono le ferite ma aiutano, almeno, a sopravvivere. Quarant’anni che sappiamo quello che ci hanno nascosto, che ci facciamo forza, che contiamo i caduti di una guerra fatta di bugìe, rabbia e dolore, una guerra indegna, una guerra dove il nemico non ha nemmeno il coraggio di guardarti in faccia. Quarant’anni per una verità è sempre troppo tempo, sempre troppo tardi. Scrivetelo adesso, scriviamolo, nero su bianco, chi, come, perché se mai esiste un perché, scrivetelo e non aspettatevi che noi si smetta di gridare, perché solo questo ci è rimasto: gridare, gridare, gridare, per tenere accesa la memoria. Che non ci sarà più pace, e allora ci sia almeno il ricordo, ci sia sem