Lunga percorrenza
Alla fine c’è sempre una stazione che ti allontana da tutto. Fantasmi, cadute, buchi neri del vivere li vedi alle spalle, farsi piccoli fino a svanire. Allora ti convinci che è stata una commedia, un’inquietudine scritta con parole complicate. Ti siedi comodo, immergi i pensieri in un libro scritto male, recuperi un po’ di quel sonno perduto, perdi il filo dei discorsi sul tempo, sulle stagioni, sul mondo che non ti assomiglia più. Questione di ore, magari di giorni, di buio che avvolge. Ma ogni volta riapri gli occhi scoprendo che il punto di arrivo è lo stesso da cui sei partito. Solite case intorno, solito murale sulla massicciata, i tuoi errori in fila come traversine di quell’unico binario. Hai viaggiato senza mai andare via. Niente è cambiato, di diverso ci sei soltanto tu. Ma è tardi per riflettere, il sonno ti ha intontito, non saprai mai se da domani sarai migliore o peggiore. Avresti dovuto ascoltarla, quella voce quando ti avvertiva ...