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Visualizzazione dei post da settembre, 2022

Alla deriva

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  Il male non è dentro le cose, nel tempo che ci scorre, ci rincorre o in come lo sprechiamo. Non è un lavoro perduto, una   febbre improvvisa, un cammino in salita. Non è pioggia ne dolore, che se vuoi vivere la vita devi starci sotto, devi starci dentro. Il male è nelle persone. Come cambiano, come dimenticano, come imparano ad essere ciniche, come giocano indifferenti su più tavoli, assolvendosi a forza di bugìe. Il male è tutto qui. Occhi di ghiaccio, cuori inariditi, e quella ignobile, stupida arroganza che è come una droga per chi ha bisogno, sempre, di liberarsi la coscienza, di sentirsi immacolato dopo ogni esecuzione. (mt)

Piccoli gadget

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  Ti ho regalato una cosa preziosa. Libertà, quando ogni muro ti sembrava una prigione invalicabile. Beh, e altre piccole o grandi cose che non sto a mettere in conto. Solo questo. Cose che forse ora sembrano niente. Che forse non meritavano un’uscita di scena così banale. Così meschina. Scappare come topi di fogna dentro a un buco nel muro senza una frase, senza un gesto, non è il modo migliore di stare al mondo.

Lingua straniera

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  Davvero vorrei staccare le medaglie. Fare piazza pulita di tutti questi piccoli, inutili trofei. Che so, riciclarli, farci carta da pacchi, da cesso - se non è troppo ruvida -, sai, tipo “diciottorotolisolomillelire” , se sei della generazione a cui passava il furgoncino sotto casa alle otto di mattina. Sbagli se pensi che sia invidia, non so vivere di likes e a dirla tutta nemmeno di calcoli o conti in banca. Mi fa soltanto rabbia questo spreco di parole sputate controvento, questa banalità che si traveste da emozione. Tutti questi poeti che raddrizzano vite irrisolte - tu puoi, tu sei, tu tu tu, nella tua unicità -. E ci credono, eccome, loro e chi li idolatra, e si specchiano leggendo frasi appena appena passabili per le veline dei cioccolatini. Tutti a scrivere e recitare, i poeti della Pensione Sorriso. Intanto la poesia appassisce nel ripostiglio più buio. Aspetta che anche le nostre vite, i nostri entusiasmi da apericena, le nostre emozioni...

Momenti di un canto lungo

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  (...) Io non vi voglio tediare. Voglio solo darvi notizia: i poeti sono gente di terra come tutti i mortali ma in loro nel sangue le stelle pulsano come lucciole vive. Un poeta è un eco, un grido, una lingua parlata di chi non ha voce, un amico dell’erba, della ruvida pietra. Un poeta è un ramarro che mangia parole. Inutile quindi, così come è inutile la saggezza di Rumi o quella di Cristo nei poeti del mondo. Amate almeno una sera, almeno un giorno della vostra miserabile vita (ma io vi auguro che sia felice) il rumore piovano di un verso. Amatelo e non ditelo a nessuno. Non è con la voce che cantano i versi , i l loro ronzio è il silenzio, il piede del tempo, la morte che arriva dal piano in cui credevate non vivesse nessuno (...) Nino Pedretti

Fine stagione

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  Io sono morto. Eppure eccomi qui. Che roba strana. Spendo parole, sorrido, faccio le solite cazzate, a volte ne vado pure fiero. Canto libero, ma mi mancano i toni acuti, suono ancora sulla solita panchina, così male che quasi ne ho vergogna. Eppure l’altro giorno due bambini si sono incantati ad ascoltare e avrei voluto dirglielo, cercate altri maestri, ma poi niente, mi sono impegnato e alla fine erano contenti così. Spero solo di non aver fatto troppi danni. Credimi, è così, io sono morto, eppure coltivo solitudini ogni giorno e non sai quanto mi commuove stare davanti al mare, ascoltare i suoi mille argomenti. Non mi pesano i ricordi, non mi passa la curiosità delle cose mai viste. E ne ho da vedere, non immagini, che poi se ne avrai voglia ti racconto. Io sono qui, cammino, respiro, straparlo, a volte bestemmio per un niente. Insomma, vivo. Io sono morto soltanto per chi voleva uccidermi. (mt)