Nel vento
Devo averne ancora uno in cantina. Il nonno mi portava alla spiaggia grande e io lo liberavo nel cielo. Piccolo io e piccolo anche lui, taglio secco di plastica arancione, un rombo squinternato, una coda di nylon azzurro sbiadita. Poca cosa, ma volava, accidenti se volava, e io davo filo e ancora filo ai sogni, immaginavo di essere lassù a scrutare l’orizzonte, immaginavo che stavolta là in fondo avrei visto arrivare la Giulia di mio padre, e che poi mi avrebbe portato in giro ad ascoltare la musica buttata dentro al mangiadischi rosso. Deve esserci ancora, da qualche parte. Non butto mai niente, lo so, è un’abitudine stupida perché poi tutto scolorisce, e anche gli oggetti fanno la fine delle passioni, e rivederli non è mai un bello spettacolo. Ma giuro, stavolta - avesse perso anche tutto il colore - lo faccio salire altissimo, e quando arrivo alla fine del filo, mollo la presa, lo lascio andare libero, e stavolta immagino di essere là sopra, di ...