Cesarina, dàm un bès



E Toni “al tedesch”
vagava per le strade del paese,
come un cane randagio
attraversava di taglio i campi
dei girasoli, urlando
la sua solitudine.
Cesarina, dàm un bès.
Solo questo chiedeva.
Ma alle donne faceva paura,
come a tutti del resto.
Che parlava il tedesco
meglio dell’italiano
e ogni tanto dava di matto
davanti all’osteria.
E lui aveva soltanto i colori
e ci annegava dentro,
e non sapeva contenerlo
tutto quel talento, proprio
non poteva.
Cesarina, dàm un bès.
Che adesso ho solo parole
ubriache, buttate giù di getto
alla tastiera, dentro
quell’azzurro pallido
artificiale
che violenta il buio.
Cesarina, dàm un bès.
Che ho bisogno di pace,
della tua pelle calda,
del tuo collo per nascondermi.
Ma le parole non brillano
come i colori di Toni.
Non si sentono neanche, controvento.
E il vento spazza via tutto,
anche questa dannata
solitudine.
(mt)

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