Se i poeti fossero meno stupidi
Se i poeti fossero meno stupidi, se fossero meno pigri, renderebbero tutti felici per potersi occupare in pace delle loro sofferenze letterarie. Costruirebbero case gialle con grandi giardini davanti e alberi pieni di uccelli di zufoletti e grandi gigli di cinciatristi e capinere allegre di pennacchi, sbafatori e piccoli corvi rossi che direbbero la buona ventura Ci sarebbero grandi stagni con luci all’interno e duecento pesci, dai crostacei al topo d’acqua, dalla piccola moneta al “pepamule” dall’aguglia al passero-scranno dalla navicella all’asinello Ci sarebbe aria nuova profumata dell’odore delle foglie, si mangerebbe a sensazione e si lavorerebbe senza fretta, a costruire scale di forme mai viste con legni venati di malva lisci come lei sotto le dita Ma i poeti sono molto stupidi. Per cominciare, scrivono invece di mettersi a lavorare e ciò dà loro dei rimorsi che conservano fino alla morte, felici di aver così sofferto Si compensa...