Babbo
Babbo.
Questo è Il cortile di viale Carducci, con tutti i suoi ricordi.
Tipo la Giulietta Spider rossa col mangiadischi e i tuoi 45 giri per scoprire trasversalmente la musica, Beach Boys e Polnareff e Alan Barriere e Buscaglione e Platters ed Elvis.
I giri negli allevamenti di mucche e maiali e quell'odore familiare e un po' fastidioso ma vabbè, Laurenzo e Ruggero e i tuoi amici veterinari in Belmeloro.
Lo slittino giù per le vie di Rastignano che mi sembrava alta montagna, il "cinquantino" Honda quattro tempi improponibile - ma dove l'avevi trovato, non me l'hai mai detto -, le attese sulla terrazza a Pinarella e non arrivavi mai, le prime corse alla domenica.
I nostri pranzi su alle Caprette una volta a settimana, quando ormai ero grande e ti piaceva quello che scrivevo anche se non me lo dicevi per pudore. Il libro che ho fatto in tempo a dedicarti.
La mano che ti ho stretto una volta ancora, prima di andare a lavorare quel giorno, ma perché?
Quello che ci siamo detti, neanche poco, e quello che non ci saremmo detti mai. La tua correttezza, la tua dignità che accidenti, lo sai che a volte sono un peso, eppure le sto passando a tuo nipote?
Babbo.
Tutta la vita, mica soltanto oggi.
Ma dove sei? Mi manchi.
Ciao.
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