Assenza
La cosa più
incredibilmente naturale era il modo di porgere, con ironia, anche la parte più
drammatica della propria esistenza. “Novanta
minuti sul palco? E’ meglio che andare in analisi”, raccontava Robin
Williams a David Letterman in una puntata del Late Show dello scorso settembre,
meno di un anno oggi. “Per me era un modo
di raccontare la mia vita. Evito di parlare troppo della mia vita personale. Ma
durante quegli speciali ho toccato argomenti interessanti. Mi riferisco alle
ricadute con l’alcol, al fatto che ho scelto una clinica per alcolisti nella
regione dei vini, nel caso avessi cambiato idea…”
E ancora,
parlando del ritorno in tv dopo più di trent’anni, con la serie “Crazy Ones”: “Mi ha raccontato l’idea per la serie: padre,
figlia, un’agenzia pubblcitaria. Il padre è un tipo interessante: diversi
matrimoni alle spalle, un passato di droga e alcol… un po’ come il sottoscritto…”
I riferimenti
alla storia personale. Buttati lì con una leggerezza che, sappiamo ora (o anche
allora avremmo forse potuto, e qualcuno sapeva, soltanto soffermandoci su quello
sguardo malinconico), nascondeva fatica di vivere.
Far ridere
anche quando probabilmente si vorrebbe piangere. Riempire la vita degli altri
anche con i propri vuoti. E’ un atto di generosità infinito. E’ lucidità di
pensiero, è la forza dell’intelligenza pura che a volte ti schiaccia. L'intelligenza
è forza e peso insieme, sempre.
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