Amicizie



Hai in piedi un progetto, pensato con un amico.
Un amico vero. Almeno, credi.
Un libro.
Idea più tua che sua, titolo assolutamente tuo.

Ci metti entusiasmo, e anche lui.

Qualche ritardo, nel trovare le persone da coinvolgere.
I sostenitori, come si dice...
Qualche scusa (lo capisci ora) per giustificare lo stop del progetto.
Si smette di parlarne.
Però di materiale ce n’è, e allora è un peccato.
Perché l’idea è buona. Almeno ti sembra.
Bisognerebbe riparlarne. Lo fate.


Meglio: lo fai tu, tornando sull’argomento.
Gli chiedi: "Andiamo avanti?"
Ti risponde: "No. Chi doveva sostenerci si è tirato indietro".
Rinunci. Però ti piaceva, il progetto.
Tanto che hai ancora tutti gli originali, i testi già fatti.
Metà delle interviste che avevate pensato.


Poi, improvvisamente, lo ritrovi, il libro.
C’è. Ha anche un suo bel sito nuovo di zecca.
Il libro. L’ha pubblicato lui.
L’amico.
Presunto.
Facendo scrivere i testi ad altri.
Il titolo, però, l’ha mantenuto.
Quasi.
Era un sostantivo seguito da un avverbio.
Ha semplicemente messo l’avverbio davanti al sostantivo.
Gli piaceva, evidentemente.
Era tuo, ma gli piaceva.


Così, ti ritrovi a guardare da vicino una cosa che è partita dalla tua anima.
Da una passione. Che credevi condivisa.
Bello, il libro.
Sul resto, transit.

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