I giustizieri della valle derelitta


Hanno visto troppi film western. Solo che non li hanno capiti. Non hanno capito che quelli raccontano (dovrebbero raccontare) un passato di polvere e frontiera. Loro invocano la pena. Sono giustizialisti a tempo pieno. Per carità, di spunti ne hanno, ce ne sono di cose che non girano come dovrebbero, o che non girano affatto. Ma è quel gridare all’untore, quel fare di ogni erba un fascio che mi mette a disagio. Per dire: se la “casta” è degenerata, non è colpa di qualche centinaio di persone, ma di un’intera generazione. Che non solo ha convissuto e accettato, ma ha anche invidiato. Colpa dei loro padri, delle loro famiglie, di quelli che hanno vissuto un tempo vuoto, cercando di sottrarsi alle regole e prendendo esempio da pessimi maestri. Colpa dei loro padri, e anche loro. Che assomigliano a quelli di ieri (di sempre). Zitti quando il potente è sulla cresta dell’onda, incattiviti quando il potente è al muro. Io, poi, non riesco nemmeno a pensare in termini di “casta”.
Penso all’animo umano, penso ai comportamenti. Di chi prova a fregarti perché si sente più furbo, di chi pensa a guadagnare anche sulla tua pelle. Anche lì, in mezzo ai censori, ce ne sono tanti così. E poi penso a quelli che finiscono tirati in mezzo, condannati da un luogo comune, e invece stanno ancora provando a cambiare qualcosa. Muovendosi, cercando soluzioni, anche sbagliando. Di solito è gente che non alza la voce, anzi parla a toni bassi. Che ha la coscienza a posto, sempre e comunque. Che può viaggiare a testa alta anche in mezzo agli sputi dei tribuni della plebe. E’ gente che prova ancora a far passare un messaggio di civiltà.
La vera rivoluzione resta quella della gente per bene.

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