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Visualizzazione dei post da maggio, 2025

Cose semplici

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La guerra è quella sporca faccenda che mai risolve che ammazza donne e uomini nelle case nelle chiese bambini nelle scuole negli ospedali che spegne nel sangue di ferite profonde nel corpo di voragini nell’anima di dolore e rancore di fame e sete Dicono sia utile soltanto a certi mercanti di morte esperti di criptovalute giocatori in Borsa che da qualche parte hanno costruito comodi rifugi in cui chiudersi come topi ammalati da cui uscire a giochi fatti per respirare un’aria fetida e camminare nel fango di un nuovo medioevo Pare tutto così semplice lo capirebbero i bambini anzi lo capiscono solo loro perché hanno ancora la forza di inseguire un futuro di guardare il cielo e quell’arcobaleno di colori su cui ogni notte dopo il suono delle sirene qualcuno passa una mano di inchiostro nero per poi tornare a chiudersi in qualche stanza senza finestre a contare medaglie a sgranare con le dita briciole di potere a soffocare in un delirio di inutile immo...

Eroi di un mondo nuovo

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  Noi avevamo visto Savoldi volare più in alto di tutti. Si andava al Comunale pensando, anche nei momenti più difficili per il Bologna, che lui qualcosa avrebbe inventato. E quasi sempre succedeva. Ed era successo anche nelle uniche due occasioni in cui il Bologna era riuscito a scrivere il proprio nome nell’albo d’oro della Coppa Italia. Nel 1970, in quell’anomalo gironcino finale, Beppegol aveva infilato due volte il pallone nella rete del Torino, e la truppa di Mondino Fabbri aveva alzato la Coppa. Nel 1974, all’Olimpico (quando si dice il destino), era stato ancora lui a raddrizzare una partita senza quasi più speranza, con quel rigore al minuto 90 che portò i rossoblù ai supplementari e poi ai rigori. Insomma, che cambiò il destino. Ma lì c’era stato anche lo zampino di Giacomino, il Capitano di lungo corso. Quelle immagini di Arcoleo che atterra Bulgarelli in area, della disperazione dei rosanero, dell’inflessibile decisione di Gonella, della freddezza di Beppegol e poi di u...

Strani medici

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  Che ti curano ferite ti riparano il cuore ma solo per gioco per passatempo per noia di uomini distratti di figlie da crescere di vita da risolvere di vita risolta mai. E poi. Che riaprono le ferite le rendono più profonde di prima di sempre pronte a riaprirsi in certi giorni dimenticati frettolosamente dimenticati

Pausa di riflessione

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Ho saltato fossi. Mio nonno consigliava di aggiungere “per la lunga”. Ho giocato in cortile, quando i cortili erano pieni di voci. Ho guardato mio padre curare una vacca. Per premio, dopo, abbiamo visitato anche due porcilaie. Ho letto Topolino nuovo di zecca per dodici anni in fila. Ogni maledetta domenica. Ho cavalcato la Parilla del nonno. Ho visto il primo mare e si chiamava Adriatico. Ho visto tutti gli altri, qui intorno. E anche diversi più in là. E anche un paio di oceani, ora che ci penso. Ho un’isola greca in cui nascondermi, ma se dico dov’è arriva il mondo. Zitto, allora. Ho visto un piccolo passo per l’uomo, grande per l’umanità. Dentro una tv in bianco e nero, seduto scomodo. Ho messo Barbara Ann e Vivrò nel mangiadischi della Giulietta Spider. Rossa, come il cuore di mio padre. Ho vinto la battaglia tra Grattacielo e Findomus, perdite contenute. Ho aspettato che mio padre tornasse. Ho sofferto per mia madre che aspettava. Ho imparato a leggere a tre anni. Ho imparato a c...