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Visualizzazione dei post da aprile, 2020

Tutto questo silenzio...

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Così ferita. Così surreale. Non so in quale altro modo dimostrare un amore, che spesso mi ha portato via. Ma mai abbastanza lontano.

San Petronio Vecchio

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Sono ripassato da lì, la stessa via, lo stesso portone, tutto vuoto come due anni fa, solo che allora il vuoto era nella testa. Pensieri ricordi speranze, tutto spazzato via, e c’era gente tutto intorno, ma non capiva.. Adesso non passa davvero nessuno ed è un vuoto che va oltre il mio povero cervello, un pugnale piantato nel cuore della città. Sono ripassato da lì, e ho messo in fila il dopo. Glicemia sballata, paura di quella parola che arriva sempre inaspettata, e buchi neri e memoria - la mia spudorata memoria - che andava a puttane, e sudore gelato, odore d’ospedale, voci diverse anime incontrate per strada, istantanee da condividere. E adesso quella strada è deserta. Sento i piccioni litigare, una radio che diffonde le solite notizie allarmanti da dietro una finestra, sotto il portico, sento che se mi inchiodassi qui adesso, come feci allora, resterei solo ad ascoltare il vento senza più capirlo. E non c’ un cazzo di nessuno,...

I partigiani

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Non per ragioni di gloria andammo in montagna a far la guerra. La patria e la guerra erano per noi motivi vani. Le mani, lasciateci libere le mani, i piedi, gli occhi gli orecchi. Lasciateci dormire nel fieno accanto a una ragazza. Questo chiedevamo e ci siamo fatti impiccare e siamo andati al macello tremando e con le labbra bianche di paura. Ma anche in quello stato di fronte al boia fascista uomini eravamo e loro marionette. E adesso che siamo morti non rompeteci le scatole con le cerimonie, dei vivi abbiate cura e provvedete che non si sprechi più la giovinezza. Nino Pedretti

Ventuno aprile

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Noi ce la siamo giocata malissimo, quella libertà. Lì, in piazza, immaginavate altro. Poi, il mondo va così: sui monti sono rimasti quelli che avevano ideali, qui sono usciti tutti gli altri, e hanno ripreso a sgomitare guardandosi in cagnesco. Grazie per aver cercato un cambiamento.

Questa Pasqua

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Stupido, bellissimo tramonto, un altro coltello piantato nel cuore come tutte queste giornate come questo sole sfacciato che ride delle nostre vite, della nostra fretta svanita, del tempo che non potevamo perdere, delle parole che non si trovavano mai. Stupida primavera, un muro dove si schianta ogni certezza mentre restiamo muti, mentre restiamo soli. mentre soffochiamo tra quattro mura, ci sentiamo estranei dove eravamo di casa. Stupido silenzio di strade e anime deserte, di una città bellissima, anche adesso che non respira più. (mt) Nell’immagine: il Cristo delle Marche, opera di Nazareno Rocchetti

La finestra

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A volte l'esistenza diventa una finestra e le cose appaiono al di là come nei sogni: un panno che ciondola nel vento, un fiore, una ragazza in quella luce chiara del mondo dove tu non sei. Nino Pedretti

Tempi difficili

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Sai, penso che questo sia il tempo perfetto per le persone piatte e trasparenti. Quelle che vivono vite banali e senza scosse, e che se le scosse ci sono fanno finta di non sentirle. E’ il tempo giusto per loro, che cercano una vita col paraocchi, coi sentimenti calibrati, con tutto già scritto secondo una ricetta immutabile e inattaccabile. Quelli che non li scalfisci, che sono sicuri di sapere come va il mondo e vogliono insegnarlo anche agli altri, e il mondo che hanno in testa è uno stillicidio di monotonia. Una roba dove piangere, emozionarsi, avere dentro qualcosa che ti graffia l’anima, accettare il rischio che qualcosa possa ribaltarti l’esistenza, magari farti ripartire da zero, non è contemplata. Meglio una vita dove anche l’amore ha un suo manuale d’uso, e la passione è roba da film, che perderci   tempo dietro è un delitto. Sai, penso che qui non ci sia spazio per i sogni. O si va via, o si rinuncia a vivere.

Da un passo all'altro...

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Da un'asse all'altra avanzavo così lenta, prudente. Sentivo le stelle sul capo, e sotto i piedi il mare. Questo solo sapevo: un altro passo poteva essere l'ultimo. Ed avevo quell'andatura incerta che chiamiamo esperienza. I stepped from plank to plank A slow and cautious way The stars about my head I felt About my feet the sea. I knew not but the next Would be my final inch - This gave me that precarious gait Some call experience. Emily Dickinson

Una voce

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Passano i giorni, gli anni e io sono ancora qui, dove tu sai. Di là dal fiume, col vento, mi arriva il corpo chiaro della tua voce, vicino che lo sento. E tutto l’altro è, in questo momento, una briciola di luce persa – come quella della lucciola che di notte naviga da sola, lungo un mare di grano. Paolo Bertolani