Walter Bonatti ha ottant’anni. La sua vita è stata un viaggio avventuroso fatto di coerenza, di scelte a schiena dritta, guardando in faccia chi spesso è stato costretto ad abbassare lo sguardo, incontrandolo. Walter Bonatti è un italiano atipico, ed è l’italiano che ognuno dovrebbe essere. Ragazzo ai tempi dolorosi della guerra, ha colorato i suoi sogni sulla sponda del Po, guardando al fiume come fosse l’oceano. E guardando oltre, sempre. Per quindici anni ha scritto pagine leggendarie dell’alpinismo. E nel dramma si è fortificato. Nel 1954, a ventiquattro anni non ancora compiuti, fu scelto per la grande corsa italiana alla vetta del K2 da Ardito Desio. E in quella che è passata alla storia come la più grande impresa alpinistica della nostra storia, visse una delle esperienze più drammatiche. Fu lui, insieme allo sherpa Mahdi, a mettere le fondamenta del “grande trionfo italiano”; insieme rischiarono la vita in un drammatico bivacco oltre quota ottomila. Senza ossigeno, senza ripa...