Ricordando il professor Pausch
Un anno (e due giorni) che se ne è andato Randy Pausch . Era nato nel 1960, come me. Ottobre 1960. Magari qualcuno se l’è dimenticato: è quel professore di informatica (insegnava all’Università di Pittsburgh, in Pennsylvania) che più o meno un anno prima di morire, sapendo bene che il momento si stava avvicinando, organizzò una lezione alla Carnegie Mellon University e per circa un’ora parlò ai suoi studenti di futuro, di sogni, di prospettive. Di vita e non di morte. Meglio: del senso della vita. Mi segnai qualcuna delle sue frasi. Le presi dai giornali che parlarono molto di lui in quei giorni. Cose come: “Quando fai qualcosa di sbagliato e nessuno si prende la briga di dirtelo, significa che è meglio cambiare aria. Chi ti critica lo fa perché ti ama e ti ha a cuore” . Di questi tempi, la sento molto mia. E ancora: “ Non perdete mai la capacità di stupirsi tipica dei bambini. È troppo importante. È quella a spingerci ad andare avanti, ad aiutare gli altri”. E la più secca, taglie...