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Visualizzazione dei post da aprile, 2025

Ottanta anni

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  Ma alla fine, il problema non sta nelle parole. Essere "sobri" in un mondo di svacco e fake news, di arroganti e prepotenti. È che quelli che potevano raccontarci l'orrore della guerra e il dono della libertà se ne sono andati, inghiottiti dal tempo. E dopo ottant'anni c'è tanta gente che si annoia a parlare di libertà, che si stanca a sognare un mondo in pace. Quella giovinezza perduta ci dice che c'è una gioventù nuova, che dovremmo rispettare. Ma siamo troppo impegnati a farci selfie anche nelle camere ardenti. Non so se oggi sarò sobrio. Mi accontenterei di essere vivo.  

"All'ippodromo ci sono le corse domani"

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  Anna, non avevi ancora quindici anni. Ma da quel cortile sbilenco in viale Carducci ti incamminasti lungo strada Maggiore, e man mano che la piazza si avvicinava crescevano le voci, le grida, i cori. Erano sorrisi, abbracci. Sconosciuti come vecchi amici. Tutti quei ragazzi col fazzoletto al collo. Rosso. E gli americani che erano venuti giù da San Luca, che Laurenzo era uscito di casa alle Orfanelle, per salutarli. Ma ancora non lo conoscevi, Laurenzo. Né il suo amico Giuliano, che pochi anni dopo ti promise quella faccenda chiamata amore. E gli credesti. Ma intanto, quella piazza. Tavolette di cioccolata, “cicche” americane, prime sigarette. Una serata tra amici che mai più avresti rivisto. Mi hai messo al mondo quindici anni dopo, sembra incredibile a pensarci. Ma era già un’altra vita, un’altra storia. La “rinascita” era un frullatore di anime. Vivevi all’ombra di un arrogante “grattacielo”, che a vederlo oggi fa sorridere anche solo pensare che lo chiamavano così....

Poetastro

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  Proprio qui, vedi, ho lasciato qualche parola a caso. Lì invece, appena dietro la lampada a forma di Paperino c’è la foto di quei ragazzi che mi misero al mondo, poco prima di capire che quella storia non poteva funzionare. Sotto a quel mobile, niente, non perderci il tuo tempo, c’è solo polvere, probabilmente qualche pallina del gatto. Dietro i libri, poche cose. Fiori, opere di bene, qui e là qualche dedica che rimanda a un sorriso, un’espressione stupita, un tempo senza più tempo, fuori dal tempo. Ecco, ti lascio tutto qui. Gli occhiali sono nel primo cassetto, i soldi boh, bruciati con la solita incoscienza o mai accumulati, ma almeno la musica puoi sempre sentirla nell’aria se ascolti attentamente. (mt)

Di fate e di streghe

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  La strada delle fate può fare brutte sorprese. A volte ci si incrociano le streghe. Che si travestono da fate. Le streghe non hanno anima, ed è un problema. Perché si alimentano della tua. Te la portano via, la consumano. E poi la bruciano. Non ti ammazzano, le streghe. Ma ti lasciano a terra, e non si curano del male. Non hanno memoria. Non hanno rimorsi. Altrimenti, che streghe sarebbero?

Schermaglie

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Iniziò tutto da uno sguardo di traverso del vicino. Allora si preoccupò, pensò che il suo orto aveva sempre suscitato invidie. Tirò un altro giro di filo spinato tutto intorno. Per un po’ si sentì sicuro. Ma intanto l’altro iniziava a chiedersi a cosa servissero tutte quelle protezioni. Chi si protegge vuole offendere, pensò. Così si procurò un vecchio fucile che suo nonno usava per la caccia e chissà se ancora funzionava. Ma insomma, per un po’ si sentì sicuro. Fu quando scoprì quello squarcio nella rete che si arrabbiò davvero, per giunta non erano nemmeno entrati per rubare, solo per sradicare, spaccare, imbrattare, e solo lui sapeva quanto ci aveva messo per fare di quell’orto un gioiello. E poi una sera fu l’altro a spaventarsi perché sentiva il cane latrare, e la paura gli dette la forza di uscire, di sparare a casaccio nel buio, col respiro affannato, perché quelli non li vedeva ma capiva che erano in tanti, il bastardo si era portato anche i figli e i figli dei figli ...