Dal nostro angolo
Ciao.
Io ti sto aspettando. Solito posto, come ai vecchi tempi. Era strategico per
entrambi, poi è diventato un luogo del cuore, come si dice... Beh, per esempio:
non ho più smesso di fare la tessera annuale del circolo, così quando arrivi
andiamo a farci la solita tagliatella, e parliamo di tutto o magari di niente.
Hai perso smalto, lo so: prima eri sempre tu che aspettavi me, e quando ti
chiedevo “da quanto sei qui?” mi rispondevi sempre che eri appena arrivato. Ed
ogni volta sapevo che eri lì da una mezz’ora buona.
Dai, sbrigati. Che di cose da dirti ne ho. Che ho navigato mari non sempre
tranquilli, che ho preso schiaffi dalle onde, che ho imparato a misurare il
valore delle persone, e quasi sempre a farmi fregare lo stesso. Esattamente
come te, ci sarà un motivo se sono tuo figlio. Un amico di quelli che ormai
sento solo su questo cazzo di social, l’altro giorno mi ha scritto: “mi sa che
a te ti hanno capito in pochi”. Non sono meglio di altri, sono quello che sono,
ma so che dice la verità e che la colpa è anche mia, che ho sempre pensato di
essere trasparente nelle cose che penso e che vivo. La colpa è anche mia, che
vado incontro alla gente disarmato.
Sai cosa ti dico? Che avevi ragione, i legami veri e profondi te li fai tutti all’inizio
della storia. Sono sempre quelli cresciuti con te, magari lontano mille
chilometri da te, quelli di cui potrai fidarti sempre. Insomma, guarda il
Matto, che ci sentiamo una volta ogni sei mesi e non abbiamo mai bisogno di
riprendere il filo del discorso, perché scorre da solo. E ho capito perché ogni
settimana dovevi assolutamente passare da Laurenzo, non era mica per tenergli
fermo un cane mentre gli faceva una puntura. Sono stato a casa sua ultimamente,
era una mattina di sole e da San Luca si vedevano gli aerei decollare al
Marconi. Ci ho portato tuo nipote: adesso mi dice che quando torno a trovarlo
vuole esserci assolutamente anche lui. Siamo tutti lì, e tu ci sei sempre anche
se non ce lo diciamo. La vita scorre, noi ci teniamo stretti l’uno all’altro.
Se ci contiamo, bastano le dita di una mano.
Sono qui, seduto dove ti sedevi tu ad aspettare, quando arrivavi per primo. Mi
dispiace batterti, adesso, ma le cose vanno così. Non so nemmeno da che parte
arriverai, ma chissenefrega, l’importante è esserci, in qualche modo.
A proposito, buon compleanno. Andiamo avanti.
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