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Visualizzazione dei post da novembre, 2019

Venti secondi

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Saranno stati venti secondi. Mica di più. Va bene, mezzo minuto a dir molto. Ma non credevo, tante cose. E stupide poi, così stupide che quasi mi vergogno a pensarci. Come il cortile dei nonni in viale Carducci, che sembrava immenso e adesso l’ho rivisto, è diventato roba di uffici e gente fighetta che mangia insalate e tofu in pausa pranzo e non c’è più storia, né l’odore di allora. Come i burattini in piazza Trento e Trieste col nonno che rideva, e non sapevo dove fosse Trento, cosa fosse Trieste. Come la sera sotto i portici di via Fondazza che in fondo a quei portoni, diceva mamma, ci abitano le streghe, così non correvo via, e ancora adesso credo che qualcuna ci abiti ancora. Come la terrazza al mare da cui contavo le auto che passavano, inventando tornei con niente, perché non arrivava la Giulietta del veterinario, quella che davvero aspettavo. Come il plegin prima dell’esame e tre notti su libri e cartine, e finalmente il dannato riposo

Brutta gente

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Mettere tante divise, servire tanti padroni, scappare sempre in posti sbagliati, e poi recitare troppe orazioni, e vedere che in giro c'è sempre, sempre meno allegria, superbia piena di malinconia degli uomini ubriacati dalla guerra. E poi mercanti che solcano il mare facendo scudo dei loro bambini, per qualche migliaio di lire e la patente di assassini. E’ brutta gente che cammina e va sporcando la terra. (Enzo Jannacci)

Le tastiere del Civ

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Gianfranco mi dette appuntamento all’edicola di piazza Azzarita, nel pomeriggio dello stesso giorno in cui gli avevo chiesto il pezzo. Era il mio primo libro, quello che quando lo giri e rigiri tra le dita è emozione pura, ma finisce tutto il giorno dopo. Il Civ lo sapeva bene e mi mise in guardia da subito. Della storia della Sala Borsa lui era un testimone prezioso, poteva accendere la luce su quei giorni di gloria, di “par la mi bèla bàla” , di un pavimento a losanghe in cui le linee di fondo si confondevano. Lui come Achille Canna, Carletto Muci, Larry Strong, Gigi Rapini, Nandone Macchiavelli. A tutti chiesi un contributo, tutti splendidamente contribuirono. Né uscì una bella cosa, con le foto di Walter Breveglieri, un altro gigante, ad arricchirla. Arrivò brandendo un foglio scritto a biro, “è leggibile, non dovresti avere problemi a ribatterlo, dovrebbero essere 50 righe” . Aveva la misura in testa, dopo tanti anni in barricata, dopo tanti pezzi dettati “a braccio”