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Visualizzazione dei post da marzo, 2021

Cosa stiamo facendo?

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  Ah, è semplice: ci prendiamo la vita. Con tutti i suoi colori, i suoi profumi, i fiori, l’erba, il cielo e una città là in fondo, lontana ma non irraggiungibile. E una primavera che sembra messa lì apposta per noi. Ci prendiamo la vita perché è nostra, di chi altri?

Dick, una storia d'amore

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Un amico mi ha chiesto chi mai fosse Dick Hoyt. Un padre a cui il figlio, tetraplegico con una paralisi cerebrale dalla nascita, un giorno chiese di iscriversi a una corsa di otto chilometri, per raccogliere fondi in favore di un amico. Dick non aveva mai corso, ma si iscrisse e spinse la carrozzina di Rick, suo figlio, fino al traguardo. E alla fine Rick sorrise come non aveva mai fatto, e disse al padre: “E’ stato fantastico, mi è sembrato di non essere un disabile”. Era il 1977. Tre anni dopo, Dick spingeva Rick alla Boston Marathon. L’avrebbero corsa, insieme, 32 volte. Solo una volta non sono arrivati al traguardo: era il 2013, erano a un miglio dall’arrivo quando esplose la bomba,  stravolgendo tutto. L’anno dopo, sono arrivati in fondo per l’ultima volta. Così è nato il Team Hoyt, che nel 2009 ha festeggiato le mille gare disputate. Che nel tempo ha scoperto il mondo del triathlon. Rick&Dick, complici in questo loro mondo spalancato ai sogni, insieme hanno completato tan

Paddy's Day

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Slan agat, Eireann! Buon San Patrizio, posto dell'anima. Mi manchi molto.  

Non amo comandare

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Non amo comandare e non amo servire, per fortuna vivo come se non contassi. Ma la buccia che reggo è fragile e ingombrante, trova sempre uno spigolo per farsi lacerare. Tito Balestra  

Silenzio!

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  Un giorno ho visto le immagini di una operatrice sanitaria, giustamente felice di essere vaccinata per prima e di dare l'esempio. Alle spalle, un backdrop nuovo di zecca, con i loghi di tutti quelli che avevano applausi da collezionare. Da allora, leggo quotidianamente questo titolo: "Vaccini: ecco il piano!" Non importa la data, non importa la testata: è sempre quello, seguono numeri e proiezioni, quelli però sempre diversi. A Roma direbbero "me se ripropone"... Io, a parte queste semplici riflessioni, sono qui e aspetto. E mi taccio. E' così bello imparare l'arte del silenzio, lo consiglio. Almeno finché non c'è qualcosa di certo da raccontare.  

Novantanove

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  Avevo diciassette anni, una vita fa. Andai a sbattere contro la tua anima profonda, sensibile a ogni cosa che si muove nel mondo, ammalata di malinconia. L’anima di un poeta che scrive, e scrive, e scrive nella notte. E così ogni volta è nella notte che saluto il tuo compleanno, e ti ringrazio per quello che mi hai dato. Ciao, Ti Jean. L’anno prossimo saranno cento, e cazzo bisognerà festeggiare in qualche modo. Magari torno a trovarti, su quel prato dove quasi mi sono perso, poco meno di vent’anni fa. “Mi svegliai che il sole stava diventando rosso. E quello fu l’unico preciso istante della mia vita, il più assurdo, in cui dimenticai chi ero – lontano da casa, stanco e stordito per il viaggio, in una povera stanza d’albergo che non avevo mai visto, col sibilo del vapore fuori, lo scricchiolio del legno vecchio degli impiantiti, i passi al piano di sopra e altri rumori tristi – e guardai il soffitto alto e screpolato e davvero non riuscii a ricordare chi ero per almeno quindici ass

Rimpianti

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Giornate di tanto tempo fa quando avrei potuto semplicemente salire al piano di sopra e baciare mia madre o mio padre e dire "Vi voglio bene perché un giorno sarò un vecchio vagabondo nella desolazione, e sarò solo e triste Jack Kerouac , "Angeli di desolazione"    

Anniversario

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  “Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. Amo il sole, l’erba, la gioventù. L’amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro”   Pier Paolo Pasolini  

Rosso di sera...

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  Credo che potrei accettare i quotidiani elenchi di vittime e curve se fossero accompagnati dalla precisazione che nessun lungimirante statista è in grado di superare il problema dei brevetti, così necessari alle leggi di mercato ma così fuori luogo durante una pandemia. O probabilmente, non è interessato all’argomento, magari perché non vuole disturbare… Quindi, non mi interessa ricevere le scuse da chi si ammassa in un parco perché ha quella testa lì, ma le pretenderei da chi amministra puntando il dito su pochi coglioni ma evitando di toccare problematiche ben più profonde. Ogni giorno mi deprimono le storie di chi muore per questo cancro di virus, ma so anche che siamo qui ad aspettare, salutando il miglior offerente che ha fatto la seconda dose. I virus, adesso, li hanno trovati. Ma ci sono liste di prenotazione, Paesi ricchi e Paesi poveri, anziani o persone debilitate che interessano per far numero o perché la loro vita è una storia da raccontare, magari finita male. Quindi,