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Visualizzazione dei post da febbraio, 2019

Perché ammiro quest'uomo...

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E’ anche un fatto generazionale. Al di là dei meriti tecnici e umani, che mi sembrano evidenti. Perché un conto è vincere dove c’è una tradizione, dove le risorse non mancano davvero mai, un conto è farlo dove parlare di pallacanestro è come insegnare una lingua nuova, sconosciuta fino a poco prima. Vincere in posti come Sassari o Cremona. Mica dimenticati da Dio, per carità, ma lontani anni luce da quelli che da sempre sono considerati i salotti buoni del basket. Ma è anche un fatto generazionale, appunto. Sarà che mi ci sento frullato dentro, a questo mondo del lavoro che ti guarda storto se mostri la carta d’identità, che ti esamina partendo dai dati anagrafici. Senza pensare alla ricchezza che sta dentro a quei dati. All’esperienza, alla consapevolezza, alla solidità, allo spessore umano. Alle mille cose vissute che possono diventare certezze da spendere. Invece, è un mondo che “rottama”. Oggi i sessantenni, forse già i cinquantenni. Domani, anche i trentenni sara

Vieniqui Adessodormi

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dopo: e tu parli in punta di piedi felice di far parte del buio le labbra che si afflosciano preludio alla stanchezza. Vieniqui Adessodormi perché domattina quando un poliziotto travestito da sole striscerà furtivo nella stanza e tua madre travestita da uccelli chiamerà dagli alberi indosserai un abito di colpa scarpe dagli alti ideali rotti e senza prendere il caffè scapperai a casa di corsa. Roger McGough (nell’immagine, Edward Hopper, “Morning Sun”)

Walkin' on

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Ho ripreso il cammino e mi consumerò nel camminare Che non c’è un altro senso da cercare - lo sai - Questo è un mondo costruito dai mediocri questa insolenza di mondo in cui scegliamo di nasconderci E vincono loro vincono tutto vincono anche te vincono la nostra libertà Allora io non posso fare altro che camminarci sopra e ogni passo è uno sfregio alla loro inutile esistenza (mt)

Ricorrenze

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“Che faccia bella…” E in mezzo molte sere con le stelle da toccare un campo di girasoli diversi mondi da lasciarsi alle spalle ed uno in cui perdersi E confidenza, rispetto come mai avresti – avrei - immaginato e una fiamma che resta sempre accesa anche tra lacrime e pioggia ah sì, e un’onda maestosa che ti trasporta dove c’è solo bellezza che semplicemente ti fa rinascere “Che faccia bella” e in mezzo un anno da raccontare - da raccontarsi -

Di cose semplici

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Gioco numero uno: mettere insieme tutti gli attimi i frammenti le emozioni Ti dico di un cielo visto da un prato in collina di una trattoria di campagna di un gioco di sguardi che ha acceso la fiamma di un campo di girasoli nella notte Ti dico di una stanza al quinto piano lontana dal mondo che scorreva lì sotto di un incrocio e poi un altro nel quale aspettarti per godere della sorpresa scritta dentro ai tuoi occhi Ti dico di un corridoio di luci al neon dove tutto avrebbe potuto fermarsi e di una voce al telefono che tutto ha rimesso in moto Ti dico di mille corse in cambio di mille abbracci di un sole che ti scalda di una vita che sogni di una poesia di Lello di una biblioteca per guardarti parlando al microfono Ti dico di una città in cui immergerci di un cappotto in cui avvolgerti di una panchina sul lago di una mensa aziendale di un cuore grande - il tuo - di mille sogni di un segno sulla pelle che rest

Mi porterò

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Tu non credere che non ci pensi mai, se dicessi il contrario ti mentirei, nello specchio mi inchioda il ritratto di Dorian Gray: quando i giorni passati s’annebbiano, ed il tempo si conta per attimi, caccio via con la mano dagli occhi la polvere; e mi prende quell’ansia dei marinai, quando il vento e la vela tradiscono, ma paura di perdermi non ne ho e dove andrò mi porterò… porterò via con me ogni bacio che mi hai dato, che mi lasciava senza fiato; mi porterò… porterò dietro i figli come una ferita innamorati della vita. Vi porterò e vi terrò dove sarò o non sarò. Per non dire delle mani che mi tremano, dei pensieri che li penso e poi mi annoiano, questo tempo d’amare non chiedo quanto durerà ; non lo so se è meglio vivere che scrivere, so che scrivo perché forse non so vivere, per conoscere l’oscurità  prima che faccia buio. Tu non credere che al buio non ci pensi mai, ma mi dura solo un attimo e svanisce sai, e paura di perderti non ne

Vigilia di Natale, solo

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Vigilia di Natale, solo in una stanza di motel sulla costa sul Pacifico - lo senti? Hanno provato a farlo in stile spagnolo, con tappezzerie e lampade e i bagni puliti, ci sono minuscole barrette di sapone rosa. Qui non ci troveranno: barracuda o dame o adoratori di idoli Giù in città sono ubriachi e spaventati in cerca di luci rosse si spaccano le teste in onore del Genetliaco di Cristo, niente male davvero. Presto finirò questo quinto di rhum portoricano, al mattino vomiterò e farò la doccia ritornerò in auto, mangerò un panino alle 13, sarò nella mia camera alle 14, sdraiato sul letto, in attesa che suoni il telefono, senza rispondere. La mia vacanza è un’evasione, la mia ragione no. Charles Bukowski

Semplice

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Uno squarcio tra le nubi. L’azzurrino profilo dei monti. Il giallo cupo dei campi. Il fiume nero. Che ci faccio qui, solo e pieno di rimorsi? Continuo a mangiare come niente dalla ciotola di lamponi. Se fossi morto, rammento a me stesso, ora non li mangerei. Non è così semplice. Anzi, no, è semplicissimo. Ray Carver

Borderline

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Perché poi, di cosa vergognarsi? Di un pianto fuori tempo? Di una notte che piove? Di questo calore che sale dentro al petto? Di questo non riuscire a far niente, e tutto per ascoltare i fruscii del silenzio? Di questo scrivere male, senza senso? Di questo bere cattivo solo per chiudere gli occhi e sognare, finalmente le cose sperate? Di cosa? Di una vita che sorprende quando non te lo aspetti, e che adesso può togliere o dare? Della paura del buio e delle frasi che verranno? Delle ombre sul soffitto? Perché poi, di cosa vergognarsi? Di un amore così, che intorno neppure si vergognano di vivere senza un alito di stupore, un guizzo di follìa? (mt)