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Visualizzazione dei post da aprile, 2021

Felicità

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  Talmente presto che fuori è ancora quasi buio. Sto alla finestra con il caffè e le solite cose della mattina presto che passano per pensieri. A un tratto vedo il ragazzo e il suo amico venire su per la strada per consegnare il giornale. Portano il berretto e il maglione e uno la borsa a tracolla. Sono così felici che non dicono niente, questi ragazzi. Mi sa che se potessero, si prenderebbero sottobraccio. Il mattino è appena sorto e stanno facendo questa cosa insieme. Avanzano lentamente. Il mattino si fa più luminoso, anche se la luna pende ancora pallida sul mare. Una tale bellezza che per un attimo la morte e l’ambizione, perfino l’amore non riescono a intaccarla. Felicità. Arriva inaspettata. E va al di là, davvero, di qualsiasi chiacchiera mattutina sull’argomento. Ray Carver  

Il giorno che siamo stati liberi

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  “E’ stato bellissimo” “Sì. Un giorno così lo racconteremo ai nostri figli” “Chissà se capiranno. Devi esserci dentro, in una storia così. Devi averla vissuta” “Gliela faremo vivere. Costruiranno un’Italia migliore” “Chissà… Speriamo che gliela lascino costruire. Che tutti quei ragazzi non li dimentichi nessuno” “E adesso che si fa? Andiamo a casa?” “Prendiamo la bici e andiamo in campagna” “A quest’ora? E a fare che?” “E’ primavera. Ci stendiamo sull’erba e contiamo le stelle” “E’ da questa mattina che giriamo intorno alla piazza, che ci sgoliamo. Non hai sonno?” “Sonno? Come si fa a dormire, dopo una giornata così?”  

Silenzio...

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Oggi, l’algoritmo mi propone l’ennesimo scazzo tra virologo X e infettivologo Y. Li capisco: tengono famiglia, al quadrato. E la testata online di un noto organo di stampa mi dice che X “asfalta” Y, che Y “annienta” X, facendomi vergognare della categoria a cui appartengo. Ho bisogno di silenzio. Ma questa che ancora ci ostiniamo a chiamare “civiltà” è destinata a estinguersi berciando.

Ai margini

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  Qui non potremo mai giocare con la luce del sole negli occhi. E’ come se i muri si stringessero intorno, diventassero ogni giorno più alti, incombenti. Qualcuno ha passato il cemento sui fiori senza nemmeno raccoglierli. Qui le finestre sono soltanto vetri destinati a rompersi, come le nostre vite, e anche i cani in quello sputo di giardino sembrano piangere, quando abbaiano. Qui non c’è amore da raccontare, non c’è storia da scrivere. Siamo uguali nel nostro assonnato rancore che non fa più nemmeno male, calciamo i palloni rasoterra perché farli volare ci costa fatica. Laggiù c’è un cancello arrugginito aperto sul niente, ma non abbiamo neanche più la forza (il coraggio?) di sentirci curiosi. mt

Giorni difficili

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  Passerà anche questa stazione, senza far male. Passerà questa pioggia sottile, come passa il dolore. Fabrizio De André, "Hotel Supramonte"  

Unforgettable

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  Tutto va, e tutto in qualche modo passa. Lo diceva mio nonno, che mai avrebbe voluto recitare nella parte del vecchio saggio di famiglia, che voleva restare curioso di ogni filo d’erba, di ogni soffio di vento, di ogni rumore di onde, e per questo ha attraversato la vita fischiettando, piuttosto sorpreso quando il cuore all’improvviso ha preso a battere in testa e l’ha lasciato a piedi. Tutto va, e tutto in qualche modo passa. Così, non mi importa che resti qualcosa di me, lo so bene che anche i libri e le poesie finiranno in uno scatolone coperto di polvere, proprio sotto le riviste di viaggi dimenticate in un angolo. Mi basta che da qualche parte ci sia un cuore che batte, magari per qualcuno o qualcosa che non assomiglia a me, e se ha dimenticato il mio nome amen, non importa, quello che conta è che abbia visto cosa vuol dire amare veramente, che abbia capito come si fa, che un giorno gli torni la voglia di provarci, di crederci. E’ questo che

Il cielo sopra l'Irlanda

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  Hai visto la foto del tramonto sulla spiaggia di Clare? E’ lì che i surfer trovano sempre un’onda da cavalcare in mezzo all’oceano. E’ li che ti porterò, perché quando saremo fuori da questo buio troveremo il mondo senza confini che volevamo. Niente muri, nemmeno quelli che sembrano più banali, e basta voltarsi indietro. Solo una voce dentro, che continuerà a dirti “tu non devi più niente hai dato tanto più di quanto hai avuto, tu non devi più niente”. E sulla porta troverai le poche cose necessarie: la valigia con tutto il tempo che hai perduto e il tanto che ti resta, un pieno di benzina per arrivare lontano, qualcuno che ti ha aspettata, pensandoti in ogni momento, pronto a portarti via. (mt)

Non siamo pronti mai, Paolo

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  E’ stata una giornata faticosa. Certe notizie non te le aspetti. In un ambiente che ho frequentato per molto tempo, raramente ho incontrato persone come te. Ecco, potrei contarli sulle dita delle mani, quelli come te. Un giorno, abbiamo costruito insieme un bel progetto. Beh, diciamola tutta: io ci ho messo qualche pennellata, tu hai tirato su l’impalcatura, hai portato i colori e hai affrescato la parete... Da lì è nata una stima reciproca, e poi il rispetto, e poi qualcosa di più. Qualcosa che ci permetteva di rivederci ogni volta con piacere, di abbracciarci con affetto, di raccontarci le cose con franchezza. L’ultima volta non ci si poteva più abbracciare, ma era facile leggere come sempre il tuo sorriso aperto. Ce l’avevi negli occhi, il sorriso, alla faccia di qualunque dannata mascherina. Vorrei poter credere ancora, come facevo da bambino, per poterti dire “arrivederci, prima o poi”. Ma se la vita è questa, che toglie là dove non dovrebbe, faccio davvero una fatica immen