Post

Visualizzazione dei post da maggio, 2020

Anniversario

Immagine
30 maggio 1975. Quarantacinque anni, oggi. Io iniziavo a correre, tu volavi via. Incominciai a leggere di te. Poi a cercare notizie su di te. Poi a ispirarmi a te, in qualche modo. Poi a scrivere di te. Non lo so se ho sprecato il Dono. Ma so che sei ancora qui. Grazie di tutto, Pre.

Fatti di gente perbene

Immagine
  Quando se ne va qualcuno, di solito si abbonda in elegìe, e tutti, davvero tutti, di fronte all’ultimo viaggio vengono dipinti come “brave persone”. Nel caso di Gigi Simoni, che se ne è andato oggi, a 81 anni, all’ospedale di Pisa, il concetto di “brava persona” è quasi riduttivo. Gigi Simoni era nato a Crevalcore il 12 gennaio 1939. E’ stato un uomo di calcio. Un buon giocatore di Serie A, poi un grande allenatore, più vincente di quanto non si ricordi. Ma soprattutto, Gigi Simoni è stato una persona davvero unica. Umanamente, prima ancora che sportivamente. Uno con cui ogni intervista si trasformava in una chiacchierata, uno che non ti negava mai un po’ del suo tempo, uno che alla fine ti diceva anche grazie, mentre il più delle volte avremmo dovuto ringraziarlo noi. Ha affrontato la fatica più straziante per un padre, la morte di un figlio, con dignità e riserbo. Offrendo anche in quel frangente una parola a chi, per mestiere, doveva pur chiedergliela, m

Come un sussurro

Immagine
E io penso a cosa doveva essere quando, a Santarcangelo, loro si sedevano al tavolo del Caffè Trieste. Loro: Tonino Guerra, Raffaello Baldini, Nino Pedretti, Gianni Fucci, Flavio Nicolini, Rina Macrelli. "E Circal de’ giudéizi”, un posto magico da dove uscivano interminabili discussioni sulla letteratura, sui poeti, sui sogni e sulla vita. E parole come queste... COME UN SUSSURRO È stato quel giorno, quando nella tua stanza quasi sembrava fosse entrato il mare, che all’improvviso, hai percepito quella voce che diceva: “Il sole, la luna, la Mafalda, tutte cose belle; però ricordati: il mondo è nel suo  passare” . Come un sussurro che si propagava lì, nell’aria dorata, in quel gran vuoto che avevi attorno al cuore   in quel fremito leggero come il volo di una farfalla sopra un fiore. Gianni Fucci

Vecchi fusti

Immagine
La cosa più fastidiosa è l’ipocrisia. Funziona così: sul mercato si scelgono i giovani, non importa se valgono tanto o poco, il più delle volte si fa perché costano meno, dunque in qualche modo sono malleabili, manovrabili. Ancora “in formazione”, spesso devono subire decisioni senza discutere, perché onestamente è difficile dare un   timbro più alto alla voce. Beh, sì, un professionista maturo potrebbe arricchire il contesto, ma vuoi mettere, mica si accontenterebbe di cifre da stagista. Che quelle sono, inutile girarci intorno. Romperebbe i coglioni perché qualcosa da dire gli salterebbe sempre fuori. Allora, via con la solita litania: dai giovani si impara, i “vecchi” vanno scaricati. Che poi, fosse davvero sentita, uno potrebbe dire “son scelte”. Sticazzi. Amo lavorare con gente più giovane, l’ho sempre fatto e qualcuno di loro se ne ricorda ancora. Ma conosco gente tra i cinquanta e i sessanta che ha una curiosità bambina, e soprattutto una conoscenza che sareb

Il silenzio

Immagine
Ricordo che mia madre entrava nella mia stanza ed era maggio e i grilli cucivano la campagna là lontano. Nell’aria dolce come dopo una febbre stavamo in quel silenzio che entrava dappertutto. Nino Pedretti

Lontano, chissaddove...

Immagine
Aprite. Richiudete. Siete bravi a riaprire. Siete bravi a richiudere. Non importa. Quello che mi ferisce è vivere in un paese (scusate la minuscola) dove "distanziamento sociale" è un termine acquisito, usato senza pensarci troppo anche dalle istituzioni, dove non si sa spiegare che il problema è sanitario (e ci mancherebbe) ma nella distanza dobbiamo cercare di non perdere il senso di comunità. Vivere in un paese dove non esiste sensibilità, dove le paro le si usano a cazzo e servono ad allontanare le persone, a piazzare una stella di sceriffo sul petto del primo ubriaco che è rimasto in piedi nel saloon. Un paese di gente che parla e che, beata lei, ha già capito tutto. E avendo capito tutto, tira una riga in mezzo alla lavagna e inizia a buttare giù l'elenco dei buoni e dei cattivi. Un paese che ha bisogno di eroi, pronto a dimenticarseli appena sarà passata la tempesta. Se mai passerà. Non provate vergogna, va bene. Allora la provo io. La dimensione è da

Succede

Immagine
Succede che una mattina ti svegli e vedi che fuori non piove più e allora ti chiedi – beh? Che è successo? Ecco, quella mattina successe a me che da tanto tempo non amavo, ma non per chissà quale motivo, non amavo e manco io sapevo il motivo preciso, ma forse sì che lo sapevo: che senso poteva avere per me l’amare se non amare che te? Quella mattina io avevo una gran voglia di dirti “ti amo”, almeno credo. Quanto mi manchi amore mio. Certo, io lo sapevo già dentro di me di questa cosa che mi manchi ma l’ho capita bene solo quando fuori ha smesso di piovere e a me mi giocava il cuore. È che prima avevo la scusa per non vedere il sole, pioveva, mica era colpa mia, ma le nuvole ora sono andate via portandosi dietro tutte le scuse. Ok, tu non ci sei, ok, ma va bene, va bene anche se va male, va bene perché io ti amo lo stesso. C’è come un diario che ho chiuso nel petto, sento che devo tirarlo fuori e devo farlo senza schemi se non gli schemi che mi porto nel cuore. Ah!

Bonaccia

Immagine
Tu non parli e sono io allora a dire guarda, è solo calato il vento magari farà più caldo domani. Forse bisognerà stare all’ombra, forse sarà una giornata normale, forse ci aspettano mille giornate normali, una vita di giornate normali, parole inutili, sentimenti sterili, risatine nervose, frasi buttate a cazzo. Di niente che si accumula sul niente. Sai, a me il vento è sempre piaciuto. Sentirlo alle spalle, ma di più sul viso, appena dopo uno scroscio, con l’aria che profuma ancora di posti selvaggi, quelli che ti aprono la porta sul mondo, ma solo se ci credi davvero. Ma sì, è solo calato il vento e lo sto dicendo a me stesso, illudendomi di farmi sentire, di avere qualcuno che ancora ascolta e si stupisce su una panchina nel buio. E’ solo calato il vento, sono cose che succedono. (mt)