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Visualizzazione dei post da 2011

La casa dei libri

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Questa è una bellissima biblioteca, molto fornita, molto americana, e l'ora è perfetta. È mezzanotte. La biblioteca dorme profondamente. Come un bimbo che sogna, la porto dentro l'oscurità di queste pagine. Adesso la biblioteca è "chiusa", ma io non devo tornare a casa, perché è questa la mia casa, da anni. Del resto, devo stare sempre qui. Rientra nelle mie mansioni. Non vorrei darmi il tono d'un piccolo burocrate, però mi spaventa solo l'idea che possa venire qualcuno e non trovarmi. Da ore siedo a questa scrivania, a fissare gli scaffali in penombra, zeppi di libri. Amo la loro presenza, il modo in cui fanno onore al legno su cui posano. Sta per piovere, lo so. Le nubi hanno giocato col sereno del cielo tutto il giorno, alla fine si sono insediate, con i loro plumbei tabarri, ma finora niente pioggia. Ho "chiuso" la biblioteca alle nove. Ma se arriva qualcuno con un libro, basta che tiri il cordone della campanella, per distogliermi da qualsiasi a

Il tempo prima d'esser nati

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“Ah, e i venti sono freddi e soffiano una polvere che così desolata neanche all’inferno saranno mai capaci d’inventare, qui nel nord della Terra, dove le pur calde speranze umane non riescono ad eliminare lo spiffero, il piccolo spiffero che lavora tutta la notte gonfiando le tende sopra il calore dei radiatori e ti si insinua sotto la coperta, e vorrebbe portarti fuori dove gli uomini dell’alba rugginosa con le mani gonfie come prosciutti screpolate dal gelo segano e martellano sul legno e lavorano e fumano di vapore insieme ai cavalli e maledicono Satana nell’aria che ha esposto tutte le Russie, le Siberie, le Americhe nude alle raffiche dell’infinito. Gerard e io ci raggomitoliamo nel letto caldo e pieno d’allegria del mattino, timorosi di uscirne – E’ come ricordare il tempo prima d’esser nati quando il destino era a portata di mano e il Karma di costrinse a uscire per iniziare la vicenda.” Jack Kerouac, Visioni di Gerard

Mani in mano. Mani invano

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Ero dotato, sono dotato. A volte mi guardo le mani e mi rendo conto che sarei potuto diventare un grande pianista o qualcosa del genere. Ma che cos'hanno fatto, le mie mani? Mi hanno grattato le palle, hanno scritto assegni, hanno allacciato scarpe, hanno tirato la catena del water ecc. Ho sprecato le mani. E la testa. Charles Bukowski

Sentirsi Mario

Di nuovo pronto per qualcosa di mio? Not yet. Ma quasi. Intanto questo. Non è anche tuo, quello che senti tuo? Mario, forse l'unica cosa di buono che hai fatto è non avere voluto figli così non hai fregato il mondo Tra vent'anni chissà in quanti saremo, in quanti rideremo; ma ci pensi sul treno, tutti impazziti a chiederci dove andremo? Mario, ma tu guarda i miliardi che spendono a prendere i sassi nel cielo: questi prendono, vanno, vengono, non fanno niente, è solo un volo; noi quaggiù ci sbraniamo, gridiamo "ti amo", ma chi la sente la povera gente? Gente... eh, ognuno la pensa in maniera diversa, ognuno ha la sua testa; per lo meno un figlio ti fa compagnia, ma poi scappa e vola via. Poi, che c'entra la terra, la luna, son sempre gli stessi ad avere fortuna. Mario, non ti resta che l'amore... Mario, non ti resta che l'amore... Mario, io ti vedo alle sei di mattina girare, te e la tua bicicletta. M

Teniamo duro, allora...

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HOLD ON They hung a sign up in out town "if you live it up, you won't live it down" So, she left Monte Rio, son Just like a bullet leaves a gun With charcoal eyes and Monroe hips She went and took that California trip Well, the moon was gold, her Hair like wind She said don't look back just Come on Jim Oh you got to Hold on, Hold on You got to hold on Take my hand, I'm standing right here You gotta hold on Well, he gave her a dimestore watch And a ring made from a spoon Everyone is looking for someone to blame But you share my bed, you share my name Well, go ahead and call the cops You don't meet nice girls in coffee shops She said baby, I still love you Sometimes there's nothin left to do Oh you got to Hold on, hold on You got to hold on Take my hand, I'm standing right here, you got to Just hold on. Well, God bless your crooked little heart St. Louis got the best of me I miss your broken-china voice How I wish you were still here with me Well, you bu

Monique, il sogno possibile

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di Marco Tarozzi Saranno in tanti, a ricordare che le barriere sono fatte per essere infrante. Di più: che sono uno stato mentale, e le loro storie sono messe lì proprio per dare l’esempio. Ci sono le medaglie, è vero, ma c’è soprattutto la forza di convincere il prossimo. Di far capire che lo sport è una porta d’uscita che affaccia sul mondo, soprattutto per chi, dopo un incrocio sbagliato col destino, pensa di aver perso futuro e speranze. Saranno in tanti, questi campioni di sport e vita, dal 3 al 5 giugno a “Happy hand”. Tre giorni di sport e divertimento, recita il logo sul sito ufficiale ( www.happyhand.it , vale la pena farci un giro, per capire il senso dell’evento), in programma a Monte San Pietro. O più precisamente a Ponte Rivabella, in un palasport che porta il nome di un signore dello sport, Jesse Owens. Saranno in tanti, sicuro: da Beatrice Vio, piccola regina della scherma, a Norberto De Angelis, a cui un incidente ha tolto la gioia di essere un fuoriclasse del football

Canzonenoznac

Il leader della parte scura, dietro una barba quasi nera, diceva cose alla sua gente, a voce bassa come sempre; e ricordava cose antiche, proibite ma pur sempre vive, come il martini con le olive. Dal millenovecentottanta anno di grazia e d'alleanza, felice e immobile la gente viveva solo del presente; ma lui a quei pochi che riuniva come una nenia ripeteva quel suo programma che chiedeva. Fosse permesso ricordare, fosse permesso ricordare, poi ricordò che era vietato nel mondo nuovo anche il passato. Il leader della parte chiara, con quella cicatrice amara sul mento a forma di radice, gridava "Abbasso questa paace". Coi pochi giovani insultava la polizia che costringeva soltanto ad essere felici: ed abbatteva e rifaceva palazzi d'arte e di cultura e delle bibite e del niente sì, ma soltanto con la mente; e all'occorenza le prendeva  davanti ai giudici abiurava, ma appena uscito risognava. Fosse possibile cambiare fosse possibile sperare ma la speranza era un dif

Cara democrazia

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Con santa pazienza ho dovuto aspettare. Con quanta buona fede sono stato ad ascoltare. Cara, cara democrazia, sono stato al tuo gioco anche quando il gioco si era fatto pesante. Cosi mi sento tradito, o sono stato ingannato, mi sento come partito e non ancora approdato. Sento un vuoto. Sento un vuoto al mio fianco e nessuna certezza messa nero su bianco. Con benedetta arroganza sono stato avvilito. Con quanta leggerezza sono stato alleggerito. Cara, cara democrazia, cara gemma imperfetta, equazione sbagliata non scritta e mai corretta. Devotissimi della chiesa, fedelissimi del pallone, nullapensanti della televisione: siamo i ragazzi del coro, le casalinghe sempre d'accordo, e la classe operaia nemmeno me la ricordo. Democrazie pubblicitarie, democrazie allo stadio, democrazie quotate in borsa, fantademocrazie, libertà autoritarie, libertà ugualitarie, democrazie del lavoro, democrazie del ricordo e della dignità. Ahi che pessime orchestre, che brutta musica che sento. Qui si secca

Atticus (se ancora esiste...)

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I vicini portano da mangiare quando muore qualcuno, portano dei fiori quando qualcuno è ammalato e altre piccole cose in altre occasioni. Boo era anche lui un nostro vicino e ci ha regalato due pupazzi fatti con il sapone, un orologio rotto con la catena, un coltello. E le nostre vite. Una volta Atticus mi aveva detto "Non riuscirai mai a capire una persona se non cerchi di metterti nei suoi panni, se non cerchi di vedere le cose dal suo punto di vista". Ebbane, io quella notte capii quello che voleva dire. Adesso che il buio non ci faceva più paura avremmo potuto oltrepassare la siepe che ci separava dalla casa dei Radley e guardare la città e le cose dalla loro veranda. To Kill a Mockingbird (Il buio oltre la siepe), 1962