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Visualizzazione dei post da dicembre, 2020

Il veglione

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  Fischia, loro, lo so vanno al veglione. Io se mi dessero da scegliere andrei a letto e se mi dessero da scegliere una seconda volta andrei ancora a letto. Io sono vent’anni che faccio la notte tra la polvere del “Fabricco” altro che pugnette.   E VIGLIÒUN Mò fis-cia lòu, al sò i va e vigliòun. Mè s ‘i m dèss da capè andrebb a lètt e s ‘ i m dèss da capè una sgònda vólta andrébb a lètt d’arnòv. Mè l’è vint’ann ch’a fazz la nòta tla pòrbia de “Fabrécch” èlt che pugnèti.   Nino Pedretti

La chioccia

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  Un canto lungo d’amore, a perdifiato, cantava alla finestra. Ed era una voglia di maschio venuta chi lo sa da sotto terra su per le gambe, agli occhi al fiore della pancia. Cantava per amore ed era una giornata corta. Ora ha l’aria d’una chioccia pulisce i bambini e sta in silenzio.   LA CIOZA La cantéva d’amour ma la finestra la cantéva longh, a goula vérta e l’era una voia ad mas-ci avnéuda chi lo sa, da sota tèra so par al gambi, t’i occ te fiour dla pènza. La cantéva d’amour: una zurnèda chéurta. Adèss l’è cmè una cioza la puléss i burdéll e la sta zétta. Nino Pedretti , da "Al vousi” (nell’immagine, “Morning Sun” di Edward Hopper)

Promemoria VentiVentuno

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  Liberati. Smetti di vivere negli angoli. O in quella specie di pantano che ti ostini a chiamare “comfort zone”. Esci. Respira. E’ inutile chiedere tempo, rispettare il tempo che non rispetta te. Il tempo non è eterno. Anzi, potrebbe fermarsi domani. Tra un minuto. Tra un respiro. E poi, lo sai: nei sottoscala della vita è buio. Ci fa troppo freddo. Ci si incurva, ci si ingrigisce. Non è roba che meriti. Cercavi un porto, ecco cosa hai trovato: una stanza umida, senza riscaldamento. E piove sempre. Fai così: domani apri la finestra e vola via. Semplice. Liberati. Smetti di vivere negli angoli.

Strada sdrucciolevole

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  Quanti giorni mi sto strappando di dosso? Quanti mesi, anni? Pensare che mentre mi portavano dentro quella sala illuminata al neon, avevo paura anche del buio, della solitudine, di addormentarmi senza uno straccio di sogno con quel freddo che mi pungeva il cervello Quanta vita sto buttando, adesso? Sembrano passati decenni, sembra che la lezione sia stata inutile, ed ecco la solita sfida da stupido immortale, anche se certi cigolii dovrebbero mettermi in guardia, che ogni giorno che brucia è una fitta improvvisa che ieri non c’era, senza contare quelle del cuore, già, gli sbalzi inattesi del cuore Quanta oscurità ho davanti? Maledetta insonnia che una volta invocavo, quando le notti erano diverse, erano vive, da passare tra vino e poeti e visioni colorate, e la presunzione di avere qualcosa da scolpire nel vento, e invece adesso queste albe da aspettare sono soltanto angoscia del buio, sono sconfitte quotidiane Quanta storia ho alle spalle? A cosa può ser

Cartolina di Natale da una prostituta di Minneapolis

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  Hey Charley, sono incinta e vivo sulla Nona Strada. proprio sopra una libreria polverosa su Euclid Avenue. E ho smesso di prendere droghe e ho smesso anche con il whisky, il mio uomo suona il trombone e lavora alla ferrovia. E lui dice di amarmi anche se il bambino non è suo, dice che lo alleverà come se fosse figlio suo. Mi ha dato un anello che portava sua madre e mi porta fuori a ballare ogni sabato sera. Hey, Charley, ti penso ogni volta che passo davanti a un distributore di benzina, forse è per via di tutta la brillantina che mettevi nei capelli. E ho ancora quel disco di Little Anthony & the Imperials, ma qualcuno mi ha rubano il giradischi. e adesso che ci faccio? Hey Charley, sono quasi impazzita dopo che Mario è stato beccato, così sono tornata a Omaha per vivere con la mia gente. Ma tutti quelli che conoscevo erano morti o erano in prigione, così sono tornata a Minneapolis. questa volta penso che rimarrò qui. Hey Charley, penso di es

Natale e poi

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  Mi arrivano messaggi su messaggi e foto di famiglie sorridenti e dicono che okay, lo sappiamo che anno di merda abbiamo passato ma tutto sarà migliore e usano quella parola. “resilienza”, che vorrei tapparmi in casa ogni volta che la sento, ma mi insegue, mi raggiungerebbe anche lì E sono tutti felici e contenti azzannano panettoni e sputano i canditi attenti a non farsi notare, hanno vite monotone e ne parlano per ore e ore, con orgoglio e si arrampicano su mille specchi per dimostrare tutto il senso di quel vuoto, mentre a me basterebbe qualche frase, un sorriso, basterebbe la semplicità dei gesti, un silenzio da riempire, un porto nascosto, il mare sempre a portata di sguardo, per regalarmi la festa che va oltre ogni Natale (mt)

Perché vivo

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  Perché vivo, Perché vivo. Per la gamba ambrata di una donna bionda appoggiata al muro in pieno sole, per la vela gonfia di un battello del porto, per l’ombra delle tende, il caffè ghiacciato che si beve con la cannuccia, per toccare la sabbia, vedere il fondo dell’acqua che diventa così azzurro, che scende tanto in basso, con i pesci, i pesci tranquilli che pascolano sul fondo, che si librano sopra i capelli delle alghe come uccelli lenti, come uccelli azzurri. Perché vivo. Perché è bello Boris Vian

Sguardo laterale

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  E’ tutto logorato. Sarà il passare degli anni, sarà il vento che può agitare un’onda, ma anche farle cambiare direzione, perché non lo sappiamo come ragiona un’onda, se un approdo all’improvviso diventa una galera, se una volta libera nel mare valuta l’idea di tornare a rinchiudersi, o se magari, sai mai, si spegne e rinuncia ad essere qualcosa di forte e maestoso, torna dov’era, torna acqua ferma in uno stagno soffocante. E’ tutto faticoso, ed è la vita. Correre sempre avanti, dritti sul binario con la solita paura di deragliare, guardare avanti lasciando tutto indietro, e non avere tempo per vedere quello che scorre intorno, il che almeno evita nostalgie future. E’ tutto uno sguardo laterale, perché dire le cose negli occhi è un dolore insopportabile, perché il coraggio si paga con la solitudine, e bisogna non farsi capire per essere capiti, un giorno. Magari anche domani stesso, oppure chissà. (mt)

Troppo

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  Troppo clamore e troppi battimani ai funerali, troppi culi e tutti in bel vedere, troppe bandiere, troppi vestiti, scarpe e batterie di tegami che non useremo mai, troppe auto che ormai coprono il mondo, troppe carte troppe code, troppa arroganza di troppi che non sanno che dovranno morire. Paolo Bertolani

Confidenziale

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  E’ che stasera non   ci riesco Ho la pagina bianca sul pc, e almeno altre cinque lavori da consegnare entro e non oltre, ma è come se dovessi partire dal campo base giù in fondo e per la cima non sono attrezzato, mi sembra tutto insuperabile, poco meno alto di dove abiti tu. Perché ti sto aspettando, sai per spararti addosso un caricatore di domande intelligenti tipo come faccio a credere che ti importi qualcosa di noi, come faccio a cantare di te se ti mostri soltanto quando c’è da stravolgere, da uccidere, da lasciare gente dal destino sbagliato in balìa delle onde, del vento, da falciare vite come fosse un gioco, da rovesciare montagne e capovolgere fiumi. Eppure vedi, sono qui a bere, a nominarti invano che più invano non si può, a gridare il tuo nome, non importa se incazzato o impaurito - non dovrebbe importarti, sei tu il salvatore della situazione - Sono qui a dirti fa qualcosa se sei davvero un   tipo speciale, perché noi qui, non ci guardiam

La cucina

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  Nella mia cucina ci sono come delle ombre che non vedo ormai più, non vengono più fuori. A volte parrebbe che si facessero vive come per dirmi che, dopotutto, non è nulla se sono passati cinquant'anni. Sono ombre che stanno nei cartocci, nelle scatole d'ottone per i ditali, nelle ceste piene di cipolle. No, non c'è nulla da fare, anche se mi volto di scatto non le prendo mai. Solo se spengo la luce le vedo tutte assieme dentro i miei occhi. Nino Pedretti

Cuore di Pablito

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  Ma dove ve ne andate, tutti quanti? Non lasciatemi solo.  

Non vorrei

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Non vorrei bere così forte, giuro, non vorrei che venisse la notte, una volta era mia amica, adesso mi fa paura, ma del resto tanti amici li ho persi così, uno anche poco tempo fa - ma questa è un’altra storia – Non vorrei nemmeno muovermi per non far male a nessuno, ma quel nessuno che è chiunque non pensa al male che mi fa, dunque cammino, avanti e indietro, e stai attenta anima bella a non metterti di traverso ai pensieri, che ti cammino sopra Non vorrei buttarmi via ma sai, dicono che io sia vecchio e allora a che serve convincerli del contrario, fare salti mortali, boccacce, lucidare le pistole se ormai sono ferri arrugginiti? Non vorrei nemmeno dirti una volta di più, com’ero bello com’ero bravo e indistruttibile, perché divento pesante, lo so, e poi vedi, adesso mi è chiaro questo disegno feroce, e ti direi prenditi tutto il tempo che puoi, respiralo, fottitene di tutte le catene, perché non so nemmeno che razza di esseri viventi, volenti o nolenti

Stella stellina...

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  Quando ero ragazzo, si svoltava con un "tredici", oppure toccava aspettare "Canzonissima". Il sogno resta quello: aggrappare le nostre vite malriuscite a una macchinetta nella stanza sul retro di un bar-tabacchi, e aspettare che arrivi il bingo risolutore. Ci salverà una lotteria.