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Visualizzazione dei post da giugno, 2021

Il sentiero

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  E così faticosamente mi sto incamminando perché non è mica facile, cosa credete, uno si abitua al colore di un’alba, alla linea dell’orizzonte sopra il mare, agli odori che arrivano dalla porta aperta sul retro del ristorante. Uno si accorge di colpo che tra gli scaffali impolverati ha ancora almeno una trentina di libri da leggere, e almeno cinque da rileggere per portarli con sé - dentro la testa - in questo viaggio misterioso che non prevede valigie. E poi ecco, vorrei riascoltare quel disco dei Beach Boys che mio padre infilava nel mangiadischi arancione mentre mi portava da qualche parte senza fretta, così, per ricordarmi di lui, ancora giovane, più giovane di me adesso. Cos’altro? Qualche vecchia foto di perduti sogni, di perduti amori, e quella dove guardavo lontano coi capelli lunghi e la certezza di poter costruire nuovi sogni. E un posto in Irlanda dove finisce la terra e inizia l’oceano e si sta lì ad aspettare che qualcosa di nuo

Ultimo esemplare conosciuto

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  Sono davvero lieto di essere qui a parlare di poesia con voi, perché vedete, io sono stato poeta, è successo un po’ di tempo fa, ma ancora ricordo come si faceva e tutto sommato posso vivere di rendita e tenere banco al vostro riuscitissimo evento, almeno per tutta la serata. Io lo so come si fa a diventare poeti: basta credere in qualche tipo di mondo altro, non necessariamente popolato di santi, o se proprio riesce difficile, provare a comportarsi in questa vita come se ce ne fossero infinite da attraversare; basta avere la giusta impostazione, osservare dischi e ascoltare quadri - o viceversa - di artisti rigorosamente maledetti, quelli che fanno di tutto per staccare presto la spina, e diventano intrattabili se falliscono, costretti a invecchiare. Basta mettersi a sedere su una spiaggia davanti all’oceano, o meglio ancora su uno spuntone di roccia, per avere una visione più completa del prossimo tramonto. Basta approfittare degli attimi di silenzio

Stonature

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  Nuovi termini. Pescati chissà dove. O forse più vicino di quanto si possa immaginare. Tutto intorno, una nuova estate social: piedi in primo piano su lettini che promettono avventure esotiche. Invece, si resta immobili sotto l’afa di sempre. Nella vita di sempre.

Sorteggio fortunato

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  Dopo decenni di povertà ora che mi avvicino alla fine, d’improvviso ho una casa, la macchina nuova, sauna, piscina, computer. Mi distruggerà tutto questo? Beh, qualche cosa mi dovrà distruggere ben presto. I ragazzi in galera, nei mattatoi, nelle fabbriche, sulle panchine dei parchi, negli uffici postali, nei bar adesso non mi crederebbero mai. Faccio fatica a credere a me stesso. E non sono diverso da come ero nei cubicoli della fame e della pazzia. L’unica differenza è che sono più vecchio. E bevo vino più buono. Tutto il resto sono fesserie, un sorteggio fortunato. La vita può cambiare in un decimo di secondo. O a volte può impiegarci settanta anni. Charles Bukowski

Migrazioni

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  Un tempo mi veniva in testa una roba, la chiamavo poesia e la tiravo giù in corsivo su un tovagliolo di carta, nel solito bar dove ormai sapevano cosa aspettarsi da me. Ieri sera è passato quello stormo di pensieri che sembrava non volersi fermare, così ho preso il cellulare, ho mandato un whatsapp a un amico con dentro tutte quelle emozioni - una a una -, che tanto lui sa bene cosa aspettarsi da me. Ho attraversato tutta questa vita - dal tovagliolo alle chat, voglio dire-   e forse significa davvero che invecchio cercando di tenere il passo. O forse più semplicemente non volevo che quegli istanti svanissero nella sera. In fondo il risultato non cambia, magari succedesse anche a me. (mt)  

Avanti, c'è posto...

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  Mi mette tristezza soltanto quel carro pieno di mangiatori di fuoco, ballerine, domatori di pulci, cortigiani imparruccati. L'augurio vero è quello di avere, anche in questi momenti, la lucidità di capire chi mette la mano sul cuore e chi sul portafoglio. Ma insomma, ci sarà da fare, buon vento.  

La spillatrice

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  Quando mia madre morì lasciò molto poco: vecchi vestiti, mobili modesti, piatti, qualche spicciolo, e questo è tutto. Eccetto per la spillatrice. La trovai in un cassetto pieno di vecchie bollette ed estratti conto. Subito notai quanto facilmente penetrava pile di carta, senza lasciare ammaccature sul pollice della mia mano. Funzionava così bene che la portai a casa, insieme ad una scatola di puntine, da cui solo poche delle originali 5000 mancavano. Il trucco sta nel ricordare come caricarla. Mi prende ogni volta alcuni minuti per riuscirci, ma insisto finché - oh sì, eccola! - da qualche parte in tutto questo mia madre si irradia e galleggia come una nebbia così sottile da non poter essere vista, un’idea di svolazzo, l’opposto della spillatrice. Ron Padgett

Buon compleanno, paleontologo

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  Almeno, è quello che dici di voler fare da grande, ma poi lo sappiamo davvero quello che vogliamo fare da grandi? Io, di preciso, non ancora. Non è che ti abbia scritto spesso, qui sopra, e nemmeno mi piace buttare nel tritacarne le tue foto. Ma stasera mi andava di dirti che tutto sommato un po’ di fortuna ce l’hai. Vedi, il problema di tanti tuoi coetanei (guai chiamarvi bambini, ragazzi è un po’ troppo serioso, ometti mi fa venire in mente il calciobalilla…) è quello di dover fare i conti col passato di altri. Magari, con l’ombra di genitori ingombranti, che hanno fatto mille cose magiche, hanno saltato fossi anche per la lunga quando era il tempo loro, sanno tutto su come si sta al mondo e accidenti, sono qui per spiegarlo. E lo fanno, in mille modi diversi: chi ammiccando e facendo l’amicone a tutti i costi; chi assumendo un atteggiamento “rigoroso e propositivo”, che poi devi vederli, fuori da quelle quattro mura, che razza di cagasotto sono; chi cercando di fare dei figli q

Lo spettacolo deve continuare

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  L'orrenda certezza di aver per tutta la vita ingannato me stesso pensando sempre che ci fosse qualcos'altro da fare perché lo spettacolo continuasse mentre in realtà sono solo un pagliaccio depresso esattamente come chiunque altro. Jack Kerouac , Big Sur    

Pensava sempre al mare...

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  Pensava sempre al mare come a “la mar”, come lo chiamano in spagnolo quando lo amano. A volte coloro che l'amano ne parlano male, ma sempre come se parlassero di una donna. Alcuni fra i pescatori più giovani, di quelli che usavano gavitelli come galleggianti per le lenze e avevano le barche a motore, comprate quando il fegato di pescecane rendeva molto, ne parlavano come di “el mar” al maschile. Ne parlavano come di un rivale o di un luogo o perfino di un nemico. Ma il vecchio lo pensava sempre al femminile, come qualcosa che concedeva o rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o malvagie era perché non poteva evitarle. La luna lo fa reagire come una donna, pensava. Ernest Hemingway, “Il vecchio e il mare”

Ne usciremo migliori...

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  Dovevo vederla, questa. L’Open Day delle vaccinazioni. La gente in fila dalla sera, come prima di un concerto rock anni ’70 (perché adesso, anche quei biglietti lì si acquistano su internet). Tra speranza, voglia di liberarsi in fretta dall’incubo, incertezza totale. Coda chilometrica sotto il sole, qualcuno già incazzato all’ora della colazione, perché non è mica vero che “ne usciremo tutti migliori”, qualcuno resterà la testa di cazzo che era prima. Leggo, notizie in diretta: “Fuori dall'hub si è creata tensione per la gestione della fila, con persone che, dicono i presenti, l'avrebbero saltata cercando di passare avanti. A ridosso dell'ingresso dell'hub insulti e spintoni. Sono intervenuti i Carabinieri”. Ma guarda. Ma strano, davvero. E gli assembramenti? E se uno mi sputa, devo chiedergli se ha fatto il tampone? Volontari a sbattersi per raddoppiare le dosi, a farsi il sangue amaro per sedare le tensioni, a prendersi insulti gratuiti da chi “lei non sa chi