Post

Visualizzazione dei post da giugno, 2009

Ciao pà

Ciao papo. Ormai è un anno e una decina di giorni. Mi manchi e volevo dirtelo. E fai sapere a ma che vale anche per lei, anche se è andata via da due. Una cosa che non vi ho detto: più passa il tempo e più amo quel vostro essere (essere stati) persone per bene, al di là e al di fuori di tutti gli schemi. Buoni, anche troppo. Che a volte penso che un po' di cattiveria in più, se me l'aveste insegnata, non mi avrebbe fatto male. A volte, però. Ma più spesso (quasi sempre) mi dico che così è stato meglio. Non so dove sei, non so dove siete. Se mi vedete, restate nei paraggi. Ogni tanto, lo saprai, vado lassù al parco, e guardo il muretto accanto al parcheggio motorini. Di solito eri lì, seduto ad aspettarmi. Per l'appuntamento col nostro pranzo settimanale, poche parole e molta voglia di riscoprirci, da adulti forse mai cresciuti. Non ti trovo mai. Ci sei?

Boris Vian, mezzo secolo dopo

Immagine
MI PIACEREBBE Mi piacerebbe diventare un grande poeta e la gente mi metterebbe serti di lauro sulla testa ma ecco non ho abbastanza passione per i libri e penso troppo a vivere e penso troppo alla gente per essere sempre contento di non scrivere che vento IL DISERTORE Signor Presidente, le scrivo una lettera che leggerà, forse, se avrà tempo. Ho appena ricevuto la cartolina militare per andare alla guerra entro mercoledì sera. Signor Presidente, non voglio farlo non sono sulla terra per uccidere povera gente. Non per farvi arrabbiare, ma devo dirlo ho preso la mia decisone: diserterò. Dacchè sono nato ho visto partire i miei fratelli ho visto morire mio padre e piangere i miei figli mia madre ha tanto sofferto che è nella sua tomba e se ne fotte delle bombe come se ne fotte dei vermi. Quand’ero in prigionia hanno rubato la mia anima hanno rubato la mia donna con tutto il mio passato. Domani uscirò sbattendo la porta in faccia agli anni morti: vivrò sulla via. Mendicherò la vita sulle s

Peter Norman, il terzo uomo

Immagine
Nella foto, quella foto storica che ha fatto il giro del mondo e in qualche modo ha cambiato il mondo, è il primo da sinistra. Guarda dritto davanti a sé, come se non si rendesse conto di quello che sta accadendo alle sue spalle. Invece lo sa benissimo. Quell’azione, quella protesta simbolica e di devastante impatto, lui l’ha capita, accettata, condivisa. Il primo a sinistra, l’"altro" sul podio, il terzo uomo di quel momento indimenticabile si chiamava Peter Norman . Australiano, di Melbourne. Velocista di talento. Un campione. Quel giorno del 1968, a Città del Messico, nella finale dei 200 metri era uno dei più forti, ma nessuno pensava fosse più forte di Tommie Smith e John Carlos. Invece, riuscì a infilarsi tra i due. Vinse l’argento olimpico e si preparò a salire sul podio. Ben consapevole di quanto stava per accadere. Di più: partecipe. Smith e Carlos gli avevano spiegato quello che intendevano fare per tenere alta l’attenzione sull’ "Olympic Project for Human Righ

Un bolognese a Stamford Bridge

Immagine
Non sappiamo ancora e non possiamo dire dove arriverà Fabio Borini, nè che traccia lascerà sul mondo del calcio. Ma da alcune certezze possiamo partire. Le radici, prima di tutto. Una famiglia che respira sport da una vita, papà Roberto che frequentava i campi dell’atletica nei primi anni ‘80 e non ha ancora abbandonato quelli di calcetto, mamma Cinzia che ancora oggi è una delle più note maratonete bolognesi. Loro hanno acceso in Fabio e nella sorella Gloria, talento emergente dell’atletica, la luce della passione sportiva, ma hanno saputo gestirla con armonia e senza esaltazione. Con loro Marco De Marchi, che ha visto nel ragazzo le qualità del potenziale campione e da tempo lo rappresenta. Con onestà, chiarezza, competenza. Qualità che il Dema ha sempre mostrato, fin dai tempi in cui in campo scendeva lui. Marco Tarozzi Da Sala Bolognese allo Stamford Bridge. Viaggio lungo, se lo affronti a sedici anni, con la prospettiva di fare della passione un mestiere. È una storia di coraggio