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Visualizzazione dei post da agosto, 2018

Progressi

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Sembra proprio che, giunto a metà della mia vita, io non abbia fatto nessun progresso, a meno che non sia da considerarsi un progresso la rassegnazione. C’è il momento erotico del risveglio, che è come nascere. C’è la luce o la pioggia, un simbolo immediato grazie al quale si ritorna al mondo visibile, forse al mondo adulto. C’è l’euforia, la sensazione che la vita non sia niente di più di ciò che appare, luce e acqua e alberi e persone piacevoli che rischiano di andare in mille pezzi per colpa di un collo, di una mano, di un’oscenità scritta sulla porta del gabinetto. C’è sempre, da qualche parte, questo accenno di aberrante carnalità (…) Non riuscirei mai a lavarmi via di dosso l’oscenità. ( John Cheever, Diari ) Nell'immagine: Nighthawks, Edward Hopper

I tre (piccoli) leoni

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Come ogni anno, oggi si chiude il periodo dell’anno dei “tre piccoli leoni”. Festeggiamenti. Siamo partiti dal compleanno di Anna, chiudiamo con quello di Giuliano. In mezzo il mio, che ho sempre meno voglia di festeggiare. 29 luglio, 5 e 19 agosto. Come ogni anno. La differenza è che voi avete smesso di contare già da tempo. Ma io vado avanti col vecchio rito, perché mi serve a tenere acceso quel canale. Memoria, ricordi, dettagli minimi. Il mangiadischi di pà nella Giulietta Spider, con tutta la mia Inconsapevole formazione musicale. La fragilità di mamma, che cerco da una vita di non far diventare la mia. Le rime sparse di un uomo disincantato e ironico. I rimpianti di una madre che ha fatto al meglio il suo lavoro. Un ribelle in gabbia, un’eroina silenziosa. Il cuore di Giuliano. Il talento mai coltivato di Anna. State qui ancora un poco, che finiamo la festa anche questa volta.

Ciao e grazie

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Io ti volevo solo dire che avevo sedici anni ed eri tra quelli che mi hanno rivoltato la vita. Così, soltanto un grazie. "... ti dico la disperazione di chi non trova l’occasione per consumare un giorno da leone. Di chi trascina la sua vita in una mediocrità infinita con quattro soldi stretti tra le dita Io ti racconto la pazzia che si compra in chiesa o in drogheria un po’ di vino un po’ di religione" (Claudio Lolli)

Tizio, Caio o Sempronio

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MA PORCA TROIA Fateci caso. Siamo un popolo di Conmissari tecnici, ma la nostra Nazionale colleziona pesci in faccia. Colpa di Tizio, Caio o Sempronio, ovvio. Siamo un popolo onesto, ma l'indice di evasione fiscale è ormai incalcolabile. Colpa di Tizio, Caio o Sempronio che non controllano, mentre noi saremmo inflessibili anche se paghiamo l'idraulico in nero per risparmiare l'Iva. Siamo un popolo che ne sa un casino di vaccini e cure oncologiche, anche se in realtà non riusciamo neanche a leggere una semplice ricetta. Colpa di Tizio, Caio o Sempronio che scrivono malissimo. Siamo un popolo di giornalisti, perché quei "giornalai" che imbrattano i giornali sono lì grazie alle spinte di Tizio, Caio o Sempronio, anche se per noi il congiuntivo è un fastidioso problema agli occhi. Siamo pure un popolo di politici illuminati, mica come Tizio, Caio o Sempronio, che non sanno governare. Siamo un popolo specializzato in sicurezza, che con noi l'autocisterna car

Mio padre

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Mio padre che mi ha svergognato, che ha perso tutte le battaglie, mio padre che era bugiardo, mio padre che bestemmiava i santi e poi si metteva in ginocchio davanti le madonnine, mio padre che era bello e si guardava nello specchio, mio padre che era povero, che era ambizioso, che cantava, mio padre che non mi ha insegnato nulla, mio padre che tutti lo fregavano, mio padre che non sapeva il latino e poco anche l’italiano, che dall’America è tornato con un penny e tre parole d’inglese, mio padre che voleva "commendatore" scritto sopra la busta, mio padre fra i padri il più sgangherato ha scritto dentro di me tutte le mie poesie. (Nino Pedretti) Dedicata a pa, che l'italiano lo conosceva bene...

Best Wishes

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“E come ti senti, adesso?” “Non so. Se ti dico che questi cinquantotto non li sento addosso?” “Perché dovresti?” “Perché ci sono. Ma davvero, ricordo tutto di quando ne avevo venti. Anche i dettagli”. “Non perdi colpi, vedi? La memoria c’è ancora…” “Quella sì. Ci ho costruito tanto di quello che sono, su quella. Dovesse degenerare, impazzirei…” “Pensieri migliori, no?” “Tipo essere qui, adesso?” “Sì, tipo che è il tuo compleanno, e devi festeggiare” “Festeggiamo?” “Io direi che ci vuole un brindisi” “E lo spumante? I calici?” “Tutto qui” “Accidenti.. la borsa di Mary Poppins…” “Non c’è l’attaccapanni…” “Non servirebbe. Rifammi la domanda…” “La domanda?” “Quella di prima…” “Su come stai?” “Quella” “Come ti senti, adesso?” “Mi sento in cima al mondo. Devo stare attento però” “A cosa?” “Ad alta quota, l’ossigeno è rarefatto” “Dà alla testa, l’altitudine…” “Ho voglia di cose che diano alla testa, adesso” “Di precipitare?” “Sì. Precipitiamo?” “Proprio perch

Per mare

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E’ che mi manca l’aria. E’ che mi manca un’onda quella che viene improvvisa che ti avvolge ti travolge ti lava via le fatiche e le ferite ti racconta le sue storie di mare, che allora non vorresti più partire per restare lì ad ascoltarle. Quella che ti sovrasta impetuosa e poi si stende ai tuoi piedi improvvisamente docile perché così funziona quando si è simili e mai uguali a sé stessi. E’ che mi manca l’aria e questo tempo corre via senza risposte. MT

Mario

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Coltivare la memoria. Non la metteva giù in questo modo, Mario -mio nonno- ma in un modo o nell’altro è stato il primo ad insegnarmi come funziona la faccenda “Tieni a mente le cose. Tutte. Partendo da quelle che ti sembrano piccole e insignificanti. Un giorno risaliranno alla mente e ti indicheranno la strada” Così non ho mai smesso di ricordare così mi alleno ogni giorno a non dimenticare E non dimentico quella ferita chi l’ha aperta chi non ha mai nemmeno tentato di curarla chi l’ha rimossa per colpa o forse perché non ha mai avuto un Mario che gli dicesse di tenere a mente le cose. MT