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Visualizzazione dei post da gennaio, 2021

Io ti racconto...

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  Io ti racconto lo squallore di una vita vissuta a ore, di gente che non sa più far l'amore. Ti dico la malinconia di vivere in periferia, del tempo grigio che ci porta via. Io ti racconto la mia vita, il mio passato, il mio presente, anche se a te, lo so, non importa niente. Io ti racconto settimane, fatte di angosce più che umane, vita e tormenti di persone strane. E di domeniche feroci passate ad ascoltar le voci, di amici reclutati in pizzeria. Io ti racconto tanta gente che vive e non capisce niente alla ricerca di un po' d'allegria. Io ti racconto il carnevale, la festa che finisce male, le falsità di una città industriale. Io ti racconto il sogno strano di inseguire con la mano un orizzonte sempre più lontano. Io ti racconto la nevrosi di vivere con gli occhi chiusi, alla ricerca di una compagnia. Ti dico la disperazione di chi non trova l'occasione per consumarsi un giorno da leone. Di chi trascina la sua vita, in una mediocrità infinit

The thrill is gone

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  Il brivido se n’è andato Il brivido se n’è andato via Il brivido se n’è andato, piccola Il brivido se n’è andato via Sai di avermi fatto del male, piccola E un giorno ti dispiacerà Il brivido se n’è andato Il brivido se n’è andato via Il brivido se n’è andato, piccola Il brivido se n’è andato via Anche se continuerò a vivere lo stesso Sarò un po’ più solo Il brivido se n’è andato Il brivido se n’è andato via per sempre Il brivido se n’è andato, piccola Il brivido se n’è andato via per sempre So che un giorno riaprirò le braccia, piccola Proprio come è giusto che un uomo faccia Sai, ora sono libero, libero piccola Sono libero dal tuo incantesimo Oh, sono libero, libero ora Sono libero dal tuo incantesimo E ora che è tutto finito Non posso che augurarti il meglio (dipinto di Juan Pablo Boraso)

Ombra

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  Spengiti, spengiti breve candela! La vita non è che un'ombra che cammina, un povero commediante che si pavoneggia e si agita, sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più. Una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla. William Shakespeare  

Settanta, oggi

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  Correvo così, per fare qualcosa di diverso dalle vasche in piscina. Poi ho incrociato la tua storia, mi ci sono imbattuto e poi perduto, e correre è diventata parte della mia vita. Ho letto di quella tua vita troppo breve, poi l’ho studiata, poi ne ho scritto tanto. Sempre cercando di fare mia la tua teoria del Dono. Di come non vada mai sprecato, di come sia importante onorare la vita. Sei diventato leggenda, come tutti gli eroi che se ne vanno da giovani. Ma io alla vita non ho mai chiesto eroi. Vorrei che tu l’avessi vissuta tutta, e che fossi qui adesso; vorrei in qualche modo conoscerti, vedere come hai messo a frutto quella tua capacità di essere avanti, in anticipo sui tempi. Ti vorrei come esempio, non come eroe. Vorrei poterti dire in qualche modo “buon compleanno, Pre. Sono settanta, e sei sempre un cuore giovane”. Perché questo saresti, ancora oggi. Steve Roland Prefontaine, 25 gennaio 1951-30 maggio 1975

La vita è fatta di altrimenti

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  Perché bisogna sempre fare il giro. Se no, è comoda… (grazie Giorgio...)

Morte silenziosa di un acrobata

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  Che ci fai dentro quel vecchio stanzino? In mezzo a quella polvere e a quell’odore di roba stantìa? Che fai, ti nascondi? Ti vergogni? Non eri tu che mostravi a tutti la tua fiamma nuova di zecca, che ardeva in quelle sere d’estate, non eri tu che ti nascondevi tra i girasoli raccontando a tutti della meraviglia di una vita che si riaccende? Allora è vero quello che dicono. Che tutto passa, che non c’è mai niente di veramente nuovo. Che vincono sempre quelli che sognano ad ore programmate, che seguono il binario dell’esistenza senza mai avere un sussulto, una mezza voglia di deragliare per vedere cosa c’è intorno, cosa c’è oltre quel prato, quella collina, quel cielo di nuvole lontano. Quelli che hanno già programmato tutto, vita e piccoli stupidi miracoli quotidiani, tutto eccetto la morte che non riescono nemmeno a immaginare, pensando di essere così eternamente necessari al bene comune. Allora è vero che il mondo, questo piccolo inutile indaffaratissimo mondo, è di chi non rischi

Incontro

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  … E pensavo, dondolato dal vagone "Cara amica il tempo prende, il tempo dà. Noi corriamo sempre in una direzione, ma qual sia, e che senso abbia, chi lo sa... Restano i sogni senza tempo, le impressioni di un momento. le luci nel buio di case intraviste da un treno. Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno" Francesco Guccini, “Incontro”

Ricette utili

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  Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre. Carlo Mazzacurati

Il cambiamento

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  Ma ora tutto sembrava appartenere al passato. Il cambiamento non era nella spiaggia, nel vento, nelle onde. Il cambiamento era nelle persone. Big Wednesday

Non chiedere

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  Il fatto è che io non dormo più e dovrei tu sei vicina soltanto quando non ci sei e domani è una montagna che scalerò da solo mentre tu conterai tutti i tuoi nei e il fatto è che io non dormo più e dovrei Ed il fatto è che io non sogno più e dovrei perdo il tempo come se avessi i fatti miei son sicuro che alla stazione passerà la rivoluzione con un treno già tutto pieno di amici miei ma il fatto è che io non sogno più e dovrei Ma non chiedere la parola che mondi possa aprirti questo soltanto oggi possiamo dirti ciò che non siamo, ciò che non vogliamo Ed il fatto è che io non piango più e dovrei riflessione o disgusto perché non ci sei la tua storia che non mi aspetta poi da sempre vado di fretta so contare solamente da uno a sei ma il fatto è che io non rido più e dovrei Ed il fatto è che sono solo alla stazione rompicapo la testa senza soluzione con quel treno che non arriva non ho più proprio prospettiva ho imparato a sognare solo i sogni miei ma il fat

Bastimento

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  Magari ci incammineremo per una strada nuova e saremo tutti contenti come il passero da nido che fa le prove e si mette dove sbocca il vento. Nell’attimo stesso in cui spicca il primo volo un’ombra allegra già trapassa il sole. Ma potrebbe essere che dalle rive dei sogni le voci sbuchino in un altro mondo (dove nessuno risponde) a stringerti il cuore in un pugno. Lungo questi muri i segni sottili della memoria non tengono più conto della storia non rischiarano questa oscurità. All’incrocio della notte muore il vento nei finestroni il tempo s’impasticcia questo povero bastimento viaggia nell’aria ferma di una bottiglia. E bastiment Magari a s’inviarémm t ’na strêda nóva e a sarémm tótt cuntént cmè e’ pasaròt da néid ch’e’ fa la próva e u s mètt te sbòcch de vént. Ad che mumént ch’e’ spécca e’ su préim vòul un’òmbra ligra la trapasa e’ sòul. Mo e’ putrébb ès che da i rivêl dl’insógn’ al vòusi al daga fura t’un êlt mònd (dvè che niséun l’arspònd) a strènzti e’ cór t’un pógn.

Come un sussurro

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  È stato quel giorno, quando nella tua stanza quasi sembrava fosse entrato il mare, che all’improvviso, hai percepito quella voce che diceva: “Il sole, la luna, la Mafalda tutte cose belle; però ricordati: il mondo è nel suo passare". Come un sussurro che si propagava lì, nell'aria dorata, in quel gran vuoto che avevi intorno al cuore; in quel fremito leggero come il volo di una farfalla sopra un fiore. Gianni Fucci

L'altra America

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  Ho letto anche roba così: “Che vuoi farci, sono amerikani”. Sì, esatto: con la kappa. Certo, potessi analizzare la vita così, per schemi semplici e “tranchant”, perderei meno tempo e avrei meno tormenti. Tant’è. Questi sono gli States che ho conosciuto io. E che amo. “Da tutte le direzioni i profughi confluivano per strade secondarie sulla 66, diretti a occidente. Di giorno, i loro veicoli sgangherati formicolavano sull’asfalto, e sull’imbrunire si raggruppavano dove c’era acqua. Si raggruppavano perché sgomenti di sentirsi soli e spodestati; e facevano vita in comune, spartendo il vitto, le ansie e le speranze. Così accadeva che una famiglia a sera faceva sosta in un dato punto solo perché c’era l’acqua, e la seconda che sopraggiungeva vi si fermava solo perché trovava compagnia; e la terza si fermava perché le prime due avevano trovato acqua e compagnia. E prima di notte la nuova comunità poteva risultare di una ventina di famiglie, che venivano curiosamente a fondersi in una sol

Macbeth

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  Una pandemia mondiale, a cui non ha mai creduto, ha generato nel suo Paese numeri e percentuali tragiche. Lui sta aggrappato, incatenato al suo delirio, porta migliaia di persone a urlare, stipate per le strade, all’Ellipse di Washington le incita alla rivolta. I fanatici sostenitori di un fanatico hanno fatto irruzione in Campidoglio. Qualcuno armato, perché negli States avere un’arma non è una faccenda così complicata. Infatti, ci sono stati spari. Ci sono feriti, pare. C’è il giorno più lungo da vivere. Non si è mai visto. Si vede oggi, negli Stati Uniti d’America. Dove a perdere la testa è il più potente, il più ricco, il più arrogante. Il più pericoloso. Lo salverà quella democrazia che continua a infangare, a irridere, a calpestare. La gente, quella che capisce e anche quella che non capisce, e si esalta ascoltando dichiarazioni di guerra, non la salverà nessuno. (nell’immagine, copertina del Daily News, gennaio 2017)

Un poeta che muore. Un poeta che vive

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  Se ne è andato Franco Loi. Io credo che le voci dei poeti siano ormai le uniche da ascoltare, in questi tempi volgari e barbari, in questa vita ripiegata su sé stessa. Perché hanno alle spalle vite passate cercando risposte, e non hanno rinunciato a mettersi a nudo, anche quando hanno capito che le risposte non arriveranno mai. Io non credo alle anime che si fanno stelle, ma so che adesso il mio cielo è un po' più buio. ---- SIAMO POCA ROBA, DIO, SIAMO QUASI NIENTE Siamo poca roba, Dio, siamo quasi niente, forse memoria siamo, un soffio d'aria, ombra degli uomini che passano, i nostri parenti, forse il ricordo d'una qualche vita perduta, un tuono che da lontano ci richiama, la forma che sarà di altra progenie... Ma come facciamo pietà, quanto dolore, e quanta vita se la porta il vento! Andiamo senza sapere, cantando gli inni, e a noi di ciò che eravamo non è rimasto niente. SÈM POCA ROBA, DIU, SÈM SQUASI NIENT Sèm poca roba, Diu, sèm squasi nient,

Il che, come vedi, è solo infelicità...

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Adesso considera un po' questi qua davanti. Hanno preoccupazioni, contano i chilometri, pensano a dove devono dormire stanotte, quanti soldi per la benzina, il tempo, come ci arriveranno… e in tutti i casi ci arriveranno lo stesso, capisci? Però hanno bisogno di preoccuparsi e d'ingannare il tempo con necessità fasulle o d'altro genere, le loro anime puramente ansiose e piagnucolose non saranno in pace finché non riusciranno ad agganciarsi a qualche preoccupazione certa e provata, e una volta che l'avranno trovata assumeranno un'espressione che le si adatti e l'accompagni, il che, come vedi, è solo infelicità, e per tutto il tempo questa aleggia intorno a loro. E loro lo sanno, e anche questo li preoccupa senza fine. Jack Kerouac, “On the road”