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Visualizzazione dei post da febbraio, 2022

Unica certezza

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  Chi fa la guerra, la perde. Ormanno Foraboschi (foto di Marc Riboud)

Incipit

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Volevo iniziare così. “Incontrai Dean per la prima volta dopo la separazione da mia moglie. Mi ero appena rimesso da una seria malattia della quale non vale la pena di parlare, se non perché aveva a che fare con quella separazione avvilente e penosa e con la sensazione di morte che si era impadronita di me…” Volevo iniziare così. Certo, cambiando il nome di battesimo. Avete mai fatto caso che un nome italiano non rende allo stesso modo, non regge il confronto con un nome americano? Guardate come scorrono bene Dean e Sal, sembra proprio che siano già in movimento. Pensate a Luigi, o Francesco, o Michele, mettetegli uno zaino in spalla e non sarà la stessa cosa. Si muoveranno a fatica, da subito. Volevo iniziare così, ma poi? Avessi almeno scelto un romanzo di nicchia. Invece proprio Jack, il mio amatissimo Jack. E una faccenda generazionale da tre milioni e passa di copie. No, non era cosa. Poi, anche la biografia mi frega. Non ho incontrato nessun perdigiorno dopo essermi rimesso d

Correndo da fermo

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  Io non lo so, quando succede. Ma c’è un momento esatto in cui tutto cambia ritmo, e i giorni si confondono, le settimane scivolano via senza aspettarti. E’ quando ti tornano in mente certe giornate infinite, col sole che non andava mai via, l’armonica suonata alla cazzo di cane, i libri lasciati a metà perché c’erano troppe emozioni da vivere, la notte che si riempiva di silenzi come un rito solenne ed eterno. E’ quando i dettagli svaniscono, i volti scoloriscono, le parole che ti sembravano importanti finiscono nel solito angolo, dietro l’armadio. E’ quando la vita si rivela, ti spiega con parole sue che non eri tu a guidarla, che è sempre stata lei a dettare il tuo tempo. E adesso ha deciso semplicemente di farlo scorrere più in fretta. (mt)

Tardo inverno

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  E’ qualcosa che non sai spiegare. Che resta, anche quando è arrivato il freddo, quando si è fatto buio. E resta proprio dentro, nel profondo, si insinua e diventa un interminabile istante di te. E’ quello che hai creduto, tutto quello che hai consumato e speso, sono i giorni, le ore, i semplici minuti che hai scelto di dedicare, magari senza capire che quello che ti tornava, quello che leggevi in uno sguardo, in una collana di parole, usciva comunque dal tuo modo di sentire le cose. Usciva semplicemente da te. Allora maledici tutta questa memoria, che ti lascia solo davanti a piccoli momenti che chiunque altro avrebbe già perduti: un campo di girasoli nella sera, una campagna, una collina e un drone ficcanaso, un pianto a due passi dal forno, con la pioggia a lavare la strada, tutto quello che ora lascia un buco nell’anima. Allora pensi per un attimo che è bravo chi sa dimenticare, ma poi lo sai che non è così, che cancellare è solo lavarsi l’anima, che qu

Cambiamenti

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  Chiude un’altra libreria. Beh, non certo una di quelle zeppe di piccole gemme da estrarre negli angoli nascosti. No, quelle ormai sono dimenticate da tempo. Però ecco, chiude un’altra libreria. Ma niente paura, potrete sempre ordinare il vostro bestseller preferito stando comodamente sdraiati sul divano, la tv accesa che parla della prossima guerra. Non serve sbattersi, camminare per le strade del centro con la testa tra le nuvole, incontrare gente che ha una storia da spendere, farsi un bicchiere con un vecchio amico o anche in perfetta solitudine, che non è poi così male. Magari evitate di chiedere roba difficile, romanzi minimalisti o saggi, o peggio ancora la cosa chiamata poesia. Tempo ventiquattr’ore vi arriva tutto a casa, senza neppure dover dire grazie al tipo che per preparare in fretta il vostro pacco si è pisciato nei jeans, che le pause in certi ambienti sono poco gradite. (mt)

Sensi di vuoto

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  Non c’è vuoto più grande di quando qualcuno entra nella tua vita, te la scombussola e poi se ne va. Charles Bukowski    

Incroci

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  Incrociare per caso, in auto, su una strada di periferia, una persona brutta. Cioè, chiariamo: bella fin che si vuole fuori, ma brutta dentro. Un’anima orribile. Che adesso trova tanto, tanto tempo. Che chiedeva tempo senza rispetto, sputandoci sopra. Che ha sempre messo sè stessa davanti (e al di sopra) di tutto. Che ha vissuto di emoticons e appelli accorati. E di altro, ci mancherebbe: ma solo per sentirsi accesa. Che adesso corre a casa per vestirsi di falsa onestà. Chissà che il tempo, prima o poi, non debba rimpiangerlo. Tutto può succedere, in questa vita rovesciata.

Gratitudine

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  Per provare gratitudine occorre uscire da sé, fare meno di un passo ma verso fuori, alzare gli occhi al cielo, o giù, intorno , riavvicinarsi al selvatico del mondo, o guardare bene la faccia che ci sta davanti. Ma per questo micro-spostamento a volte non basta una vita intera. Non credo c’entri questo adesso, così complicato. Alla gratitudine ci si educa e questo verbo, educare, è proprio perfetto perché contiene l’idea di essere condotti fuori, fuori appunto dal proprio angusto pollaio, dal proprio piccolo nome e cognome, dall’assillante pensiero entro cui siamo blindati. Educare alla gratitudine è la via per uscire dall’egocentrismo e dall’antropocentrismo che sono grandi mali della nostra specie. Si è grati perché si è attenti all’altro da noi, e nell’attenzione si coglie il contributo dell’altro al nostro stare bene, la sua preziosità, la sua unicità Mariangela Gualtieri (Nell’immagine: “La gratitudine” , di Patrizia Boniffi )

Scelte

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  Tieniti stretto chi sa baciarti l’anima. La pelle può baciartela chiunque. Charles Bukowski

Vademecum

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  Tutto quello che occorre per imparare a camminare sulle vite degli altri.   a) Passare senza scosse da una banale sera d’estate alla mattina successiva, semplicemente girando un interruttore. b) Chiedere tempo. Rubare tempo. Non avere rispetto per il tempo. Degli altri. c) Camminare lungo un marciapiede tirandosi dietro un trolley, con dentro tutto l’occorrente per dare spettacolo, per risvegliarsi quando ci si sente spenti. d) Avere sempre un “Mi dispiace. Molto” da elargire. Tanto non costa niente, che poi dispiacersi davvero non è strettamente necessario. e) Abitare sul fiume più lungo d’Italia, ma non essersi mai presi la briga di capire fino in fondo le correnti. f) Cercare una mano per uscire da certe paludi. Una volta fuori, lasciare nella palude quella mano e tutto il resto. g) Nel caso, rafforzare con un po’ di finta disperazione. Tipo “mi ammazzo” , “sparisco” o altre amenità da romanzetto rosa. Che poi tanto le parole volano via nel vento. h) Prodigarsi