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Visualizzazione dei post con l'etichetta terzo millennio

La strategia

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E poi iniziarono a costruire casi. Per dividere la gente. Battaglia tra poveri, vecchia storia. Ma come sempre, i poveri, e anche quelli che appena galleggiavano, abboccarono. I social fecero il resto. La guerra iniziò lì sopra. Botte da orbi, ancora virtuali per il momento. Senza riflessioni, senza approfondimenti. In quello stile lì, insomma. Centoquaranta parole per spiegarti la vita meglio degli altri. Loro, quelli che avevano architettato tutto, se la ridevano. Nella quasi totalità, avevano lavorato meno della metà di quelli contro cui puntavano il dito. Se lo avevano fatto, se ne erano dimenticati da tempo. Ma tutto quel polverone era servito: avrebbero potuto continuare a fingere, a riempire le giornate di dichiarazioni cazzute, di frasi ad effetto, di ipocrisia. Prima o poi, la maledetta guerra che avevano inventato per pararsi il culo sarebbe arrivata anche sotto le loro finestre, nel cortile di casa, sul pianerottolo. Intanto, però, avevano guadagnato tempo. Fingen...

Grazie per la collaborazione...

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Ora sarò (sembrerò) cattivo. Una collega mi dice: okay, stai fermo un turno, ma a chi non capita? Guardati intorno, tu che scrivi di sport: succede anche agli allenatori di calcio, pensa a quello che l’altra sera era in tribuna d’onore a vedere la partita. A piedi a metà stagione, e quanti lo hanno preceduto? Eppure era lì, a rimettersi in vetrina. Segue la serie dei non mollare, eccetera eccetera. Gentile, sincera. Grazie del pensiero, non era scontato. Tutto vero, quello che dice. Ma sono storie diverse. Prendiamo pure l’allenatore di calcio. Quello da Serie A. Uno: se non è un fesso (lo conosco, non lo è) ha già messo qualcosa da parte per una serena vecchiaia. Due: nel suo mestiere le possibilità di tornare in pista sono cento volte tante rispetto al mio. Anche se ha più anni di me, s’intende. Poi (tre) c’è la questione della lettera. Quella della società, quando ti mette da parte. Ma sì: “Ringraziamo il mister per il lavoro svolto….” Ipocrisia, dite? Ipocrisia, certo, della più e...

Accetta il consiglio...

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Goditi potere e bellezza della tua gioventù Non ci pensare Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite Ma credimi, tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto e in un modo che non puoi immaginare adesso. Quante possibilità avevi di fronte... e che aspetto magnifico avevi! Non eri per niente grasso come ti sembrava Non preoccuparti del futuro Oppure preoccupati, ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non t'erano mai passate per la mente Di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio Fa una cosa, ogni giorno che sei spaventato: canta Non esser crudele col cuore degli altri Non tollerare la gente che è crudele col tuo Lavati i denti Non perder tempo con l'invidia A volte sei in testa, a volte resti indietro La corsa è lunga e alla fine è solo con te stesso Ricorda i complimenti che ricevi, scord...

Cinquantenario

Quasi due mesi. Assente. Forse è stata la botta dello scollinamento dei “cinquanta”, roba comunque da metabolizzare. Forse è stata soltanto la necessità di scrivere altro, non sempre al meglio ma sempre al massimo. Ogni dieci righe un sorpasso. Forse questo periodo di dubbi, sulla strada e sul futuro, su un mestiere che non è quasi più un mestiere, sui grandi comunicatori che ti dicono che la gente vuole altro, due frasi veloci e via, chissenefrega se sconnesse, e te lo dicono perché non hanno la forza di provare a cambiare le cose, perché non sanno che la gente la puoi anche riabituare a capire, ad approfondire. Ci puoi provare. Forse solo la voglia di essere altrove, a finire quei famosi racconti, molto meno di quarantanove e molto meno importanti, dove vorrei ci fosse qualcosa di quello che di Jones, Cheever, Lansdale, Fante, Carver, Ti Jean, Luciano, Miller, London, Steinbeck, Faulkner ho capito e rubato. Forse la pigrizia. Nonostante l'insonnia. Riparto. Perché un blog ormai, ...

Americana

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Nostalgie itineranti (e assortite): la route polverosa a Glenrio, le dune sull'oceano a Coos Bay, l'azzurro nella neve del Crater Lake, City Lights&Ferlinghetti a San Francisco, le vecchie pescherie di Monterey, la strada ferrata a San Luis Obispo, i covered bridge del Vermont, il ranger nevrotico a Yellowstone, la torta di burro d'arachidi di Adrian, Texas, Zabriskie Point chiuso per... neve, Hayward Field "casa" di Pre a Eugene, l'essenza di Drugo a Venice, i surfisti nel tramonto a La Holla, l'anima di Miky "Da Cat" Dora a Malibu, il barber shop di Angel Delgadillo a Seligman, i pensionati in ozio a Bar Harbor, i boscaioli dell'Oregon, la quiete di Cape Cod, la casetta da guardaboschi sopra il Grand Canyon, la casa di Jack a Lowell, il vento a Pismo Beach, il Grand Teton e la frenesia di Gary Hemmings, i vecchi "vinile" a Salem, il matrimonio triste nel parco pubblico di Sacramento, i rapper di Austin, il mercato indiano a Sa...

Fado del dilettante

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C’è odor di caldarroste Le caldarroste dov’è che sono Odor di caldarroste Le caldarroste qui non ci sono Ma son le cose nascoste che si preparano come un tuono Son le cose nascoste Hanno il profumo del tempo buono. Me l’ha ordinato il medico Un fado ad ogni cambio di stagione Me l’ha ordinato il medico Un fado ad ogni cambio di esperienza È un rimedio omeopatico contro la nostalgia È un farmaco simpatico anche se può causare dipendenza. Io sono nato a Genova Funicolari ascensori e creuze Io sono nato a Genova Città viva di troppe attese Non sono di Lisbona, non è Coimbra il mio paese Nemmeno più sugli autobus Mi sento l’animo portoghese. Genova città ripida Buone gambe per camminare Flipper messo in bilico Dove rotola un temporale Città da cantautori Per i ciclisti è micidiale Se pisci sulle alture Mezzo minuto e si inquina il mare. Mio fado da dilettante Un’altra strofa e poi metto punto Ma c’è un’iride claudicante Caduta dentro una macchia d’unto E allora cantami l’amore finché c’è c...

happy birthday

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Mio figlio ha due anni. Ho un elenco di regali pronto per lui. Un paese dove un ministro dice che tiferebbe per chiunque, piuttosto che per il paese che lo ha fatto ministro. La gente intorno che tifa, parte giusta o sbagliata che sia. Tifa, tifa e semplicemente tifa. Una tipa che guarda una foto di Garibaldi e dice “è un pastore”. Beh sì, magari con quel poncho ci assomiglia, magari... La gente che ride, e fa il tifo per la tipa, e Garibaldi chi? Uno che dice che qui non ci sono mai vigili quando serve, e che cazzo solo quando io mi fermo un attimo in doppia fila per prendere un caffè, e che cazzo è un attimo... Un notiziario tv che mette in fila nell'ordine: madre che butta neonato dalla finestra, approfondimento (40 secondi) sui problemi della depressione postparto, figlio che accoppa il padre per una lite, servizio sul titolo mondiale di miss bikini, e a proposito di mare quali sono i posti più trendy per le vostre vacanze? Una marea nera che si allarga. Così lontano che da qui...

Apologia dei (miei, nostri) vent'anni

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La casa squinternata in via Manfredi. I capelli lunghi e il maglione largo di lana, con le trecce fatte a mano e la spilla peruviana. Le poesie di Majakovski e le visioni di Blake, ma anche Atticus Finch e tutto quel buio oltre la siepe, Ferlinghetti e naturalmente Jack. Jack. E quella mattina che davanti a casa vidi uscire Gregory Corso, pensando a un abbaglio, alle troppe letture di generazione battuta e beata. E la casa del Matto all'angolo tra Mascarella e Irnerio, proprio lì dove finì di correre Francesco Lorusso. E la corsa, la mia. Assoluta e totale, anche quattro ore al giorno al Baumann, anche di notte a tutta verso il centro con Davide, cavalli pazzi a respirare libertà. Assoluta e totale, ma chiudendo sempre il cancello appena dopo. Niente ripensamenti. Avanti, e altro da fare, da dire, da ascoltare. Ora che gira così, con queste facce livide e arroganti intorno, con questa rabbia ottusa che vuole spiegarti il mondo, o un futuro già demolito, ora penso al "nostro...

Postelettorale (post elettorale?)

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Martedì sera, sulla trasversale di pianura. Sotto un acquazzone di primavera. Nuvole nere e squarci di sole lontano, verso Modena. Radio accesa nella giornata dei bilanci. Uno incolpa l'altro per non guardarsi dentro. L'altro reagisce attaccando, urlando, sfanculando secondo copione. Quello ha vinto, questo ha vinto, loro hanno vinto. Hanno vinto tutti. Finché vivono in questo loro mondo altro, vincono. Il mondo vero è un'altra cosa. Si sgretola, stesso destino delle idee, che non ci sono più. Il cielo si spalanca, perché la primavera il suo mestiere lo conosce. Esce l'arcobaleno più grande che abbia mai visto. Completo, da qui a laggiù, nitidissimo anche nelle divisioni dei colori, che non hanno niente a che fare con quelle divisioni là. Accosto. Spengo la radio. Sto in silenzio e ascolto il silenzio, finalmente. E guardo. Se mai fosse un segnale, beh, grazie.

Una Casa Rossa per il futuro degli Inuit

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"Ogni volta che vedo un Inukshuk nell'Artico, so che gli Inuit sono stati qui prima di me per molte, molte migliaia di anni, e sono sopravvissuti cacciando e pescando". Bella lotta. La ricorda, con queste parole, Peter Irniq , professore di cultura Inuit a Ottawa. Lotta difficile per la sopravvivenza, che oggi si è fatta ancora più in salita. Un Inukshuk, figura composta con i sassi che alle popolazioni del Canada artico serviva come pietra miliare, o per segnalare una direzione, è diventata popolare in queste Olimpiadi invernali, che l'hanno scelta come simbolo. Sono le stesse Olimpiadi in cui un ragazzo di ventun'anni è morto scendendo da uno slittino, e il giorno dopo lo hanno battezzato "colpevole" perché lo show andasse avanti, dopo i necessari aggiustamenti ad una pista che era un pericolo soltanto a guardarla. Altra storia, brutta storia. Gli Inuit. Anche loro hanno una brutta storia. Di alcol, disperazione, mancanza di futuro. A Tasillaq, sull...

Bianciardi, mezzo secolo in anticipo

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E' aumentata la produzione lorda e netta, il reddito nazionale e cumulativo e procapite, l'occupazione assoluta e relativa, il numero delle auto in circolazione e degli elettrodomestici in funzione, la tariffa delle ragazze-squillo, la paga oraria, il biglietto del tram e il totale dei circolanti su detto mezzo, il consumo del pollame, il tasso di sconto, l'età media, la statura media, la valetudinarietà media, la produttività media e la media oraria al Giro d'Italia. Tutto quello che c'è di medio è aumentato, dicono contenti. E quelli che lo negano propongono però anche loro di fare aumentare, e non a chiacchiere, le medie. Il prelievo fiscale medio, la scuola media e i ceti medi. Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l'automobile l'avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilanc...

Every year, every Christmas

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I don't know how love could do this to me I've waited and waited for someone I never see But I'm so sentimental and I'm so hopeful you'll be here So here I am every year, every Christmas I've wished for you in my heart and in my head And I got my answer that first moment that we met And, oh yes, I believed you as you told me, as you said You'd be here every year, every Christmas There must be a lesson for me to learn If you don't trust in love, you'll get nothing in return Why should I be lonely? Don't tell me it's fine I have my pride, but I'd rather be with you tonight So much emotion, it's driving me mad But I'll take my chances with these feelings that I have And I'll come back to this same corner where we met And I'll be here every year, every Christmas Mere words can't explain the pain and the fear' Cause I wonder, yes I wonder are you gonna leave me standing here? Today's almost over but I don't wann...

Il momento in cui non sei

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Mi svegliai che il sole si faceva rosso; e quello fu l’unico chiaro momento della mia vita, il momento più strano di tutti, in cui non seppi chi ero . Mi trovavo lontano da casa, ossessionato e stanco del viaggio, in una misera camera d’albergo che non avevo mai vista, a sentire i sibili di vapore là fuori, e lo scricchiolare di vecchio legno della locanda, e dei passi al piano di sopra, e tutti quei suoni tristi, e guardavo l’alto soffitto pieno di crepe e davvero non seppi chi ero per circa quindici strani secondi. Non avevo paura; ero solo qualcun altro , un estraneo, e tutta la mia vita era una vita stregata, la vita di un fantasma. Mi trovavo a metà strada attraverso l’America, alla linea divisoria fra l’Est della mia giovinezza e l’Ovest del mio futuro, ed è forse per questo che ciò accadde proprio là e in quel momento, in quello strano pomeriggio rosso. Jack Kerouac

Lacedelli, antieroe nella leggenda

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"Noi dovevamo essere preparati all’ignoto. Nessuno ci aveva preceduti" Lino Lacedelli In questo 2009 infausto per la gente di montagna (il Broad Peak si è preso Cristina Castagna , il Langtang Lirung lo sloveno Tomaz Humar , per non dire dei tanti nomi sconosciuti ai più), se ne vanno anche le antiche leggende. Riccardo Cassin si è spento in una serena vecchiaia, a cent’anni compiuti, Achille Compagnoni ne aveva 94 quando se ne è andato per sempre, nel maggio scorso. Ora lassù lo ha raggiunto Lino Lacedelli , che con lui fu il primo a raggiungere la cima del K2, nel 1954. Un "eroe italiano", non per scelta, col suo carattere schivo e mai incline al protagonismo. Per necessità, semmai, di un’Italia che aveva bisogno di eroi. Che, uscita malconcia da una brutta guerra, ancora cercava grandi gesta e grandi uomini a cui aggrapparsi per uscire dal dolore, dai ricordi. Per lasciarsi tutto alle spalle. La televisione era arrivata il 3 gennaio di quell’anno, Lacedelli e C...

Urla nel silenzio

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Appunti sparsi. Sui giornali dilaga la politica dell'apparire, nell'ultimissima (?) versione. Politica degli scandali, dei ricatti, della vita privata rivoltata, delle vite stravolte. Prima, e dopo, quella ormai tradizionale: degli insulti, delle minacce, dell'odio, del tutti contro tutti. Ha ragione il vecchio e "lucido" (lo diverte, sentirsi chiamare così) Carlo Fruttero , quando dice che non esiste più un'etica. Nel gestire la cosa pubblica, come nel gestire le nostre piccole esistenze quotidiane. Ci sarebbero idee condivisibili, ma sono urlate anche quelle. Chi è nel giusto, dilaga: ha ragione, su molte cose, ma va oltre per affermare la sua ragione assoluta. Sono indietro, su questo percorso. Su tante cose ho avuto (ho) il sospetto di avere ragione, ma non ho mai pensato o cercato di imporre le mie certezze. Le discuto, cercando di capire se sono poi così infrangibili. Mi manca molto, la discussione. Mi preoccupa questo manicheismo: bianco o nero, con no...

Tutti in piedi, questo Bologna è nella storia

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Marco Tarozzi “Il Bologna è una fede”. Suonano perfette, in questo caso, le parole del cuore. Sì, il Bologna è una fede e anche molto altro. È cento anni di vita di un’intera città, della sua gente, un piccolo grande mondo che ha saputo aprirsi al mondo. È una lunga strada fatta di gioie infinite, momenti di gloria, anni bui, drammi che hanno lasciato il segno. È un elenco di sette scudetti, tre fiammate sull'Europa, più di settant'anni vissuti tra le grandi d'Italia, senza mai cadere in basso. E poi una storia faticosa di retrocessioni, rinascite, fallimenti, attimi sempre più rari di felicità. È una lista di nomi da brivido, campioni che, per cento lunghi anni, hanno acceso quel rosso e quel blu, e la fantasia della gente. È un pezzo di questa città, è una parte di noi che ha attraversato i cent’anni più veloci e più vorticosi della storia dell’umanità, restando sempre fedele a sé stessa. È un’icona, un simbolo, un punto fermo della nostra vita. Quei nomi, e un volto die...

Mario Lodi. L'insegnamento del Maestro

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"Il paese sbagliato". Ultima edizione, 2007. Libro da leggere e rileggere. Non solo per chi ha in mente di crescere un figlio. Lo lessi per la prima volta quando avevo vent’anni, e a tutt’altro pensavo. C’erano parole libere e forti, capaci di indirizzare. L’ho letto chissà quante altre volte. Quell’edizione (primi anni Ottanta) l’ho consumata, perduta, ritrovata, prestata, definitivamente smarrita. Oggi ho tra le mani un libro nuovo di zecca, e quelle identiche parole e frasi, gli stessi insegnamenti. Pubblicati ormai trentanove anni fa, eppure così attuali. Per descriverlo, uso le parole di chi l’ha scritto, questo splendido libro. Di Mario Lodi. Il maestro da cui tutti vorremmo essere accompagnati nella vita. A cui devo un grazie per quello che penso e credo, e per quello che cerco di essere.     IL PAESE SBAGLIATO Il libro racconta il diario di una esperienza didattica innovatrice, realizzata con i miei alunni nella scuola di Vho di Piadena (Cremona) dal 1964 al 1969. Un...

Maggio (Primo di)

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Il lavoro? Ancora non lo so. Mi hanno preso? Non mi hanno detto niente. E allora? Ti ho detto, non so niente. E allora? Allora non lo so, non lo so, non lo so, non lo so, non lo so, non lo so. Ti ho portato qualche cosa che ti piacerà, ecco il giornale e un pacchetto di sigarette e dietro a me c'è una sorpresa, un ospite, un nuovo inquilino: c'è la mia ombra che chiede asilo perchè purtroppo anche stavolta devo dirti che è andata male. Ma non è successo niente, non è successo niente, fai finta di niente, non è successo niente, accendi una sigaretta, chiudi la finestra e spogliati... Io ti porto a nuotare, ti faccio vedere la schiuma bianca del mare, niente suoni, io e te soli io e te soli, io e te soli. Ricordi quel mattino? Quando sono venuto a prenderti per andare a sposarci e quando siamo entrati in quell'ufficio... tu mi hai detto "ma dove mi hai portato?", Ho detto "eh... ti ho portato qui per sposarti" e tu ridevi, poi a poco a poco sei diventata s...

Terra promessa, terre promesse

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Corriamo, accorriamo, soccorriamo. E poi dimentichiamo in fretta. Forse è normale, è la vita: rimuovere, a volte anche per esorcizzare. Lasciando chi ha perso tutto in balia di sé stesso, del destino. E delle promesse non mantenute. Succederà anche questa volta, anche con l'Abruzzo? Magari no, ma di sicuro lì è già successo. Dopo il 13 gennaio 1915, quando la terra tremò come mai prima, ne dopo, in Italia: XI grado della scala Mercalli, 29mila vittime su una popolazione, nelle zone colpite, di circa 120mila. Avezzano letteralmente rasa al suolo, con 10.700 scomparsi. Paesi come Sora, Castelliri, Isola Liri, danneggiati irreparabilmente. Il sospetto, anche allora, che l'uomo avesse avuto una bella parte di colpa, svuotando il lago Fucino per sviluppare l'economia locale. L'inadeguatezza dei soccorsi, in un'Italia che già annusava un clima di guerra (ci sarebbe entrata ufficialmente quattro mesi più tardi). Don Orione che si occupava degli orfani. E le promesse. Tante...

Dopo

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SCIACALLI E CANI Massimo Gramellini, "La Stampa", 9 aprile Una Mitsubishi bianca si aggirava ieri per le strade di Sora, lindo comune ciociaro che plebiscitò Andreotti per mezzo secolo, invitando col megafono la popolazione a lasciare le case in previsione di una scossa imminente. Fra i tanti episodi di sciacallaggio che ogni tragedia trascina con sé, questo mi ha colpito per la sua gratuità. In fondo, il tizio che su Facebook ha suggerito di versare gli aiuti sul proprio conto corrente, spacciandolo per quello della Protezione Civile, era animato da una deprecabile ma diffusa volontà di speculare sui sentimenti del prossimo. Anche gli zingari che si sono mescolati agli sfollati negli alberghi del litorale agivano sulla spinta di un interesse pratico. E il Telegiornale che ha sciorinato i dati di ascolto - come se aumentare o strappare alla concorrenza gli spettatori sulla scia di una tragedia fosse un merito professionale da sbandierare - sacrificava il buon gusto sull’altar...