Morte silenziosa di un acrobata

 


Che ci fai dentro quel vecchio stanzino? In mezzo a quella polvere e a quell’odore di roba stantìa? Che fai, ti nascondi? Ti vergogni?

Non eri tu che mostravi a tutti la tua fiamma nuova di zecca, che ardeva in quelle sere d’estate, non eri tu che ti nascondevi tra i girasoli raccontando a tutti della meraviglia di una vita che si riaccende?

Allora è vero quello che dicono. Che tutto passa, che non c’è mai niente di veramente nuovo. Che vincono sempre quelli che sognano ad ore programmate, che seguono il binario dell’esistenza senza mai avere un sussulto, una mezza voglia di deragliare per vedere cosa c’è intorno, cosa c’è oltre quel prato, quella collina, quel cielo di nuvole lontano.

Quelli che hanno già programmato tutto, vita e piccoli stupidi miracoli quotidiani, tutto eccetto la morte che non riescono nemmeno a immaginare, pensando di essere così eternamente necessari al bene comune.

Allora è vero che il mondo, questo piccolo inutile indaffaratissimo mondo, è di chi non rischia mai.

Che ci fai lì dentro? Dimmi che stai solo dormendo, non è così che deve spegnersi chi si diverte a fare acrobazie intorno all’arcobaleno.

Dimmi che domani ti svegli e riprendi il cammino.



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