Lontano, chissaddove...



Aprite. Richiudete. Siete bravi a riaprire. Siete bravi a richiudere. Non importa.
Quello che mi ferisce è vivere in un paese (scusate la minuscola) dove "distanziamento sociale" è un termine acquisito, usato senza pensarci troppo anche dalle istituzioni, dove non si sa spiegare che il problema è sanitario (e ci mancherebbe) ma nella distanza dobbiamo cercare di non perdere il senso di comunità.
Vivere in un paese dove non esiste sensibilità, dove le parole si usano a cazzo e servono ad allontanare le persone, a piazzare una stella di sceriffo sul petto del primo ubriaco che è rimasto in piedi nel saloon.
Un paese di gente che parla e che, beata lei, ha già capito tutto. E avendo capito tutto, tira una riga in mezzo alla lavagna e inizia a buttare giù l'elenco dei buoni e dei cattivi.
Un paese che ha bisogno di eroi, pronto a dimenticarseli appena sarà passata la tempesta. Se mai passerà.
Non provate vergogna, va bene. Allora la provo io. La dimensione è davvero l'isola, e la gente delle isole si somiglia tutta, ha un orgoglio e una dignità che qui abbiamo dimenticato.
Se tutto finirà, cercherò davvero un'isola. Piccola, grande, non so. Ma piccola è meglio, ne sono sicuro. So che non ve ne frega molto, ma a me non importerà molto delle vostre beghe, del vostro dibattervi senza senso. Mi basterà avere il mare a due passi, e un angolo dove ascoltare il rumore delle onde.
In un posto così, prima o poi si può anche morire. Senza doverlo spiegare a nessuno, senza nessuno intorno che vuole spiegarla.


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