Vecchi fusti



La cosa più fastidiosa è l’ipocrisia.

Funziona così: sul mercato si scelgono i giovani, non importa se valgono tanto o poco, il più delle volte si fa perché costano meno, dunque in qualche modo sono malleabili, manovrabili. Ancora “in formazione”, spesso devono subire decisioni senza discutere, perché onestamente è difficile dare un  timbro più alto alla voce. Beh, sì, un professionista maturo potrebbe arricchire il contesto, ma vuoi mettere, mica si accontenterebbe di cifre da stagista. Che quelle sono, inutile girarci intorno. Romperebbe i coglioni perché qualcosa da dire gli salterebbe sempre fuori.
Allora, via con la solita litania: dai giovani si impara, i “vecchi” vanno scaricati. Che poi, fosse davvero sentita, uno potrebbe dire “son scelte”.


Sticazzi. Amo lavorare con gente più giovane, l’ho sempre fatto e qualcuno di loro se ne ricorda ancora. Ma conosco gente tra i cinquanta e i sessanta che ha una curiosità bambina, e soprattutto una conoscenza che sarebbe ricchezza per chiunque. E conosco settantenni che hanno messo cardini alle porte della conoscenza, ed ottantenni che hanno storie da raccontare che ad ascoltarli (senza guardare l’orologio, o il telefonino) si imparerebbe sempre qualcosa.


Sticazzi. Io non ci sto, a farmi rottamare. Fate il vostro gioco, siete liberi, ma se potete parlatene il meno possibile. Un domani, non dovrete vergognarvene.

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