Lunga percorrenza

 


Alla fine c’è sempre una stazione
che ti allontana da tutto.
Fantasmi, cadute,
buchi neri del vivere
li vedi alle spalle, farsi piccoli
fino a svanire. Allora ti convinci
che è stata una commedia,
un’inquietudine scritta
con parole complicate.

Ti siedi comodo, immergi
i pensieri in un libro scritto male,
recuperi un po’ di quel sonno
perduto, perdi il filo
dei discorsi sul tempo,
sulle stagioni, sul mondo
che non ti assomiglia più.
Questione di ore, magari
di giorni, di buio che avvolge.
Ma ogni volta riapri gli occhi
scoprendo che il punto di arrivo
è lo stesso da cui sei partito.
Solite case intorno, solito murale
sulla massicciata, i tuoi errori
in fila come traversine
di quell’unico binario.

Hai viaggiato senza mai
andare via. Niente è cambiato,
di diverso ci sei soltanto tu.
Ma è tardi per riflettere, il sonno
ti ha intontito, non saprai mai
se da domani
sarai migliore o peggiore.
Avresti dovuto ascoltarla, quella voce
quando ti avvertiva
di stare alla larga dalla linea gialla.


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