Turista per caso. O forse no

 


Ogni tanto ci ripasso.
Non serve a recuperare quel quarto d’ora in cui mi sono assentato dalla vita pur restando in piedi, aggrappato al manubrio della bici. Fissando il vuoto e ripetendo la stessa frase senza senso, senza tono.
Sono passati più di sei anni. E cinque da quando mi sono addormentato in una sala verde illuminata al neon, con la promessa del ritorno. Che poi, sai.

Non è un caso, che ci sia ripassato in questi giorni. Sono successe cose che mi hanno ricordato che la vita è un regalo che brilla appeso a un filo. Arriva la tua ora e a volte non fai nemmeno in tempo a sistemare le cose. Tutto è in disordine, ci sono ancora cento libri da leggere, archivi da sistemare, bollette in giro per casa. E tutti quei tramonti che non vorresti perderti. C’è la guerra, stronza e indifferente. Vite bruciate, compravendita di armi, sete di dominio, inutili certezze di immortalità. Tutto così vecchio, tutto così anacronistico.
C’è gente che muore sotto una coperta ghiacciata nel cuore della notte, addosso soltanto la voglia di essere dimenticata. E sì, c’è sempre qualcuno che ti suona dietro incazzato se fai tanto di partire lento al semaforo. E sì, c’è sempre chi inizia una poesia con “Stamattina apro gli occhi e niente…”, e il peggio è che sotto ci trovi una valanga di cuori infranti, potenza dei social. Vabbè, questa è un’altra storia…

Ma intanto, è tutto qui. Io so come si sta quando ti dicono certe cose. Il freddo che senti quando ti scandiscono quel nome, e poi aggiungono che “adesso ci mettiamo tutti d’impegno per venirne fuori”. E sticazzi, tu cominci a pensare alle priorità, alle cose da fare e a quelle da lasciare indietro, che la vita è diventata improvvisamente un armadio troppo piccolo. Conosco il senso di solitudine della notte prima, il viaggio verso il quarto piano, il camice da infilare al contrario, col culo di fuori.  E poi i giorni che girano lenti, l’oppressione del cvc, i movimenti riconquistati, l’anima mortificata che non riesci a spiegare e allora diventi anche stronzo, diventi altro da te.

Cerchi risposte che non potrai mai trovare, perché non esistono. Bestemmi e preghi con la stessa intensità, sei angelo e diavolo, illuminato e spento. Ma quando ti salvi, ecco, allora non ti fai più domande. Vai avanti, vai oltre.

E così ho fatto. Sei anni da quel giorno, cinque da quel risveglio. Lasciando tutto alle spalle. Ricominciando a fare progetti. Dimenticando di nuovo tutti quei libri da leggere, gustandomi quelli che riesco a leggere. Cercando un nuovo sole.
Eppure ci torno. Fingendo che sia per caso. Ma non lo so neppure io, per cosa è. Forse per ricordare: poteva finire qui, invece eccomi, sono qui di passaggio. Turista del mio destino.


Commenti

Post popolari in questo blog

Bonatti, un grande italiano

Lacedelli, antieroe nella leggenda

Perché vivo