Indicazioni sbagliate

 


Così mi è venuto in mente quel pomeriggio a Pinarella, avrò avuto nove anni e finalmente era arrivato mio padre, e mi portava passeggiando in spiaggia. Era sempre una festa, quando arrivava, perché succedeva di rado e per poco tempo.

Incontrammo quella donna anziana che ci chiese indicazioni per andar a Tagliata, e ci stava andando a piedi. Le spiegammo tutto nei dettagli, molto bene, forse troppo bene. Si incamminò con quel passo lento, e noi riprendemmo la via del mare. Ma poi ci venne il dubbio di averle incasinato le idee, e che si sarebbe smarrita da qualche parte, che avrebbe camminato fino a sera.

Giuliano, mio babbo, guardava avanti senza più parlare, ma si vedeva che non era convinto, si capiva da come si era messo a camminare, svogliato. Io sentivo un peso dentro, pensavo a quella donna, mi fissavo in testa l’immagine del viso, come faccio sempre quando so che ho negli occhi qualcuno che non rivedrò più. Come se ci si potesse tenere stretti alla vita degli altri.

Eravamo quasi alla pineta, ci voltammo contemporaneamente e senza dirci niente. Tornammo sui nostri passi, fino al cortile della casa della Vina. Salimmo sulla Giulia 1300 del babbo, quella color vinaccia, la trovammo che camminava lenta in via Titano. Nella direzione sbagliata. Giuliano la invitò a salire, cinque minuti dopo l’avevamo scaricata a Tagliata, ci ringraziò e a me fece una carezza sulla testa.

Poco dopo, camminando di nuovo sullo stradello verso la pineta, sentivo il cuore leggero. Giuliano mi guardò e si mise a ridere: “Certo che a dare indicazioni, noi due… Stasera l’avrebbero trovata a Milano Marittima…”
Non mi è mai passata di mente, questa storia. E’ incredibile come certe storie minime ti restino appiccicate addosso, più di quelle che sembrano epocali. Forse è il momento in cui ho capito chi era mio babbo. Forse è per quello che nel tempo ho capito tante cose della sua vita, anche quelle che non sono mai riuscito a capire.

Un giorno spero che qualcuno dica che gli assomiglio, almeno un po’.


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