Fuori controllo

 


Non è vero che è stato un gesto improvviso.
Quella mattina era così attaccato alla vita
che sentiva più forti anche gli odori
- il legno che brucia nei camini, la pioggia
sull’erba, la sua stessa paura –

E non è vero che aveva perso le coordinate,
che non si voltava più indietro. Il primo
gli ha risposto con uno di quei messaggi standard
che stava in riunione, prego richiamare,
il secondo almeno ha risposto, ma fatti sentire
nel pomeriggio, che adesso sono in call.

E il terzo, beh, il terzo era quell’amore perduto
di cui ricordava ogni istante, ogni angolo,
nel quale aveva messo ogni energia
per sentirsi, adesso, mendicante.

E’ stato allora che ha tirato il motore come un pazzo
roba che dalle case intorno
si sono affacciati per vedere,
e poi ha tirato e tirato fino alla curva maledetta,
che pure conosceva a memoria,
e credetemi, peccato non possa dimostrarvelo,
non possa farvi assaggiare il sale delle sue lacrime,
perché lo so, voi davvero pensate che certi gesti
siano sprezzanti, un’offesa a questo vivere spento.

Invece io lo so che è una questione diversa,
di impercettibili fili che ci tengono attaccati
a tutto questo niente, e che poi
basta un attimo. E giuro,
non ho mai visto nessuno morire così,
con addosso tanta voglia di respirare
un’aria nuova e diversa, con addosso
tanta speranza da regalare.

(mt)


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