Camminando

 


Ho ancora vent’anni. Ho sempre vent’anni.

Nessun segreto: basta dare il giusto peso al tempo che passa. Magari non corri più un cinquemila sotto i quindici minuti, magari non credi più che "la fantasia cambierà il mondo", perché hai capito che sono troppi a non volerlo.

Ma non sono mai stato così pieno di progetti, e per questo ho tante persone da ringraziare, comprese quelle che mi hanno risvegliato dai sogni, comprese quelle che hanno piantato coltelli nella schiena quando ero distratto. Del resto, se ti distrai un attimo è sempre colpa d’Alfredo.

Ho scritto una ventina di libri che finiranno al macero, e amen: mentre li scrivevo ero dentro a quelle storie, una volta finiti non li ho più riletti nemmeno io. Avevo altro da leggere.

Ho scritto migliaia di articoli, centinaia di comunicati, qualche sceneggiatura.
Sono uno dei quattro "ragazzacci" di BOhaus Generation, e questo mi colora la vita.

Agli amici resto fedele. Chiedere a Fabio, che è stato il primo e ancora mi sopporta. Ho accanto una donna molto migliore di me e un figlio che ha imparato a volare e tra un po' mi supera in altezza. Questione di tempo e di centimetri.

Ringrazio Jack Kerouac che mi ha trascinato dentro la vita con la forza delle parole, e poi gli altri in ordine sparso: Carver, Bianciardi, Cheever, Fante, Carnevali, Pedretti, Baldini, Simenon, Steinbeck, Faulkner, Scott Fitzgerald, Balestra, Lansdale, Foraboschi. E Gino Patroni per “il foraggio di vivere”.

Non ho mai indossato maschere. Anzi no, una volta l’ho fatto: a otto anni mi vestii da Robin Hood alla festa di Carnevale. Per il resto, il solito Peter Pan.

A qualcuno è piaciuto quello che ho costruito, a qualcun altro no. Basta non dare colpe, non sentirsi incompresi: quello che è fatto, è fatto.

Se qualcosa stona, di tanto in tanto, è il pensiero che il tempo scivola, sempre più veloce, e quello che resta è niente rispetto a quello che è volato via.

Ma è una storia semplice, come tutte. Basta essere grati alla vita, che è pur sempre il regalo più bello. Avere pronto il migliore dei saluti.
"A domani".
Pensare sempre che ci sarà un domani. Che poi, quando ci sarà da fare i conti, si vedrà.


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