Il cappotto

 


“Aveva addosso quel cappotto”
“Ma la cerchi ancora?”
“L’ho incrociata per caso. Aveva addosso proprio quello”
“E allora?”
“Niente. Non so come potrei spiegartelo. Ha una storia, quel cappotto”
“Una storia?”
“Di una città attraversata di sera, col cuore in gola, con emozione. Di una luce nello sguardo. Di quando una sorpresa la commuoveva”
“Che fai, recrimini?”
“Ancora? Guarda che il punto è proprio questo. Non recrimino. E nemmeno dimentico. Ha una storia, quel cappotto”
“Per te. Per lei è semplicemente qualcosa che trova nell’armadio, e decide che quel giorno le sta bene mettere proprio quello. E poi se ne va a trovare il suo cuore nuovo, che le dice “sei meravigliosa con addosso quel cappotto”. Solo che tu glielo avevi visto addosso molto prima, prima che se lo mettesse, prima che diventasse suo. Quando ancora era in vetrina”
“Sì, succederà così. E chissà quante volte è già successo. Niente, dai: è la vita di merda che ci è data”
“Sbagli. La vita è piena di colori, di sorprese. E’ la gente che incontri che te la rende meravigliosa o maledetta”
“Quindi, è di merda la gente?”
“Qualcuno sì. Soprattutto chi getta la maschera dopo averti fatto credere di essere speciale”
“Aveva addosso proprio quel cappotto…”
“E’ la stagione. Lo avrà scelto mentre stava al cellulare, impegnata a organizzarsi la giornata, a scambiare frasi d’amore. O magari usa ancora i messaggini, sono più veloci e non hanno controindicazioni”
“Già. Mentre era impegnata…”
“A darsi, giusto? Non diceva così?”
“A darsi. Forse hai ragione tu”
“Davvero?”
“Sì. E’ la gente di merda che rende la vita di merda”
“Amen. Possiamo berci su qualcosa?”
“Versa, dai…”


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