Faldoni

 


Non ho fatto che scrivere.
Ci ho passato la vita, anche quando
il sole mi chiamava fuori
e avevo solo voglia di perdermi
tra le pieghe nascoste dei colli.
Di sparire, ecco,
in qualche modo.

Ho scritto pagine e pagine
e ho cominciato a metterle da parte
quando non riuscivo più a leggerle,
quando tutti continuavano a lodare
questa memoria di ferro, e invece
sentivo che si aprivano piccoli fori,
come proiettili del tempo, e poi
sono diventati falle, voragini.

Adesso sono tutte lassù
le cose che ho scritto, proprio là,
vedi, sul ripiano più alto
della libreria, prendi la scala se vuoi
sfogliare un po’ di pensieri, la sedia
potrebbe non reggere.

Intanto io ho l’ho persa tutta,
quella famosa memoria di cui
andavo fiero, e ogni tanto dico parole
che nemmeno capisco, a volte
non so più dove sono, sto davanti al mare
e non riconosco più le onde.

Un giorno ci riuscirò a sparire
tra le pieghe dei colli, verranno a cercarmi
ma solo per qualche ora, poi
diranno amen, se si è perso
è segno che voleva perdersi.
E tutte quelle pagine lassù finiranno
al macero, buone da riciclare per farci
non so, qualche sacchetto per la spesa
o ecogiochi per bimbi.

Ma se ti capita di buttare l’occhio
su qualche frase, qualche storia
che ti lascia una domanda, che ti apre
la porta di un sogno, beh,
sappi che quello sono io, che quella
è esattamente la mia anima, il poco
che ho messo da parte. Se ne hai voglia
è l’unico modo per parlarci ancora.

Perché vedi, nella vita
io non ho fatto che scrivere, e forse
non so davvero fare altro.

(mt)


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