"All'ippodromo ci sono le corse domani"
Anna, non avevi ancora quindici anni. Ma
da quel cortile sbilenco in viale Carducci ti incamminasti lungo strada
Maggiore, e man mano che la piazza si avvicinava crescevano le voci, le grida,
i cori.
Erano sorrisi, abbracci. Sconosciuti come vecchi amici.
Tutti quei ragazzi col fazzoletto al collo. Rosso.
E gli americani che erano venuti giù da San Luca, che Laurenzo era uscito di
casa alle Orfanelle, per salutarli.
Ma ancora non lo conoscevi, Laurenzo. Né il suo amico Giuliano, che pochi anni
dopo ti promise quella faccenda chiamata amore. E gli credesti.
Ma intanto, quella piazza.
Tavolette di cioccolata, “cicche” americane, prime sigarette.
Una serata tra amici che mai più avresti rivisto.
Mi hai messo al mondo quindici anni
dopo, sembra incredibile a pensarci. Ma era già un’altra vita, un’altra storia.
La “rinascita” era un frullatore di anime.
Vivevi all’ombra di un arrogante “grattacielo”, che a vederlo oggi fa sorridere
anche solo pensare che lo chiamavano così.
Periferia grigia. Come i sogni che avevano perso colore.
Ma avevi il frigorifero, la televisione con un canale solo, la sala col divano
in finta pelle.
Anna, avrei voluto esserci quel giorno.
Dev’essere stato il più bello della tua vita, anche se non lo hai mai
raccontato.
Il più bello nella vita di tanti che credevano nel mondo.
Nel futuro.
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