La parola più brutta

 


Io ti conosco. Ti riconosco. In ogni angolo, ad ogni incrocio, nel dolore che hai dato senza curartene, perché per salvarsi dal dolore bisogna scaricarlo tutto su chi non ha difese. Una porcata, ma funziona così.
Nel cielo che hai fatto toccare, ma senza esagerare: che le abitudini si pagano, che le abitudini sai fartele pagare. Io ti maledico e sogno ogni volta di partire, ma poi torno a frugare nella memoria. Per darmi un contegno, chiamo l’amore semplice curiosità.
Tu fai peggio, lo chiami recriminazione.
Recriminazione: la parola che hai usato più a sproposito, la parola che ha ferito più di ogni altra. Ma forse un giorno capirai. O forse resterai quella che sei diventata. Quel niente che cammina rasentando i muri.
Io faccio l’indifferente, solito saltimbanco della vita. Ma molto peggio è riderci su. Molto peggio sei tu.


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