Più che sotto i miei versi



I ferrovieri a bada del freddo
l’ospedale dove sobbalza
il letto allo scalino e la gente
appoggiata di schiena
nel tepore del sangue
sugli usci spalancati.
La sera due per due
in bicicletta fra i lampi
delle auto e il riso
lungo e sguaiato delle anziane.
E la vita dentro le case
con la radiotivu delle canzoni
il pavimento sempre pulito
e i muri a volte incollati
coi giornali. Non c’è luogo
nel mondo in cui la vita
riposi, anche fra queste
mura di carta dove si
sente tutto dall’amore
alla morte, c’è menzogna
furto, opaca disperazione
e tuttavia col desiderio
animale che sia un altro
al tuo posto quando bussa
un male cupo una morte
c’è per quella tela che
li tiene uniti anche nell’odio
un lume di pietà e il pianto
e la preghiera sono comuni.
Io porto con me questo paese
forse scomparso. Ma quando sui bastioni
frusta l’inverno e la luce
si fa bassa a poche spanne
in corsa per gli androni bianchi
come pesci in fuga
più che sotto i miei versi
splendono i loro volti.

Nino Pedretti, “Poesie inedite in lingua italiana”

Commenti

Post popolari in questo blog

Bonatti, un grande italiano

Lacedelli, antieroe nella leggenda

Perché vivo